Giordani: «Sull’Arcella abbassiamo i toni. Nessun litigio con prefetto e questore»

Il sindaco di Padova: «Sfruttiamo il momento per unirci di più, non mi sta bene che si faccia campagna elettorale sulla pelle del quartiere». E annuncia: «A breve un video sul rione»

Marta Randon
Il sindaco di Padova, Sergio Giordani
Il sindaco di Padova, Sergio Giordani

Dice che si rimboccherà le maniche e lo fa davvero, davanti a noi, lui che ama gesticolare. È in camicia bianca, un raggio di sole entra dalla finestra e sembra aiutarci a scorgerne i tratti più intimi.

«Non ho litigato con prefetto e questore – precisa subito – C’è un’immagine sbagliata, siamo in buoni rapporti, ci parlo in continuazione. L’ultima volta è stato ieri. Io e i miei assessori abbiamo dedicato otto anni all’Arcella, investito 30 milioni di risorse pubbliche perché diventasse un bel quartiere, è una città nella città. Sono molto orgoglioso. Quando al Cosp mi hanno proposto “facciamo la zona alto impatto all’Arcella” mi sono chiesto: “ma perché?” e ho esposto la mia posizione da sindaco».

Ma perché, sindaco? Glielo chiedo io.

«Penso siano scelte che in tutta Italia sono conseguenti a una linea politica del Governo, d’altronde il termine zona rossa lo hanno coniato a Roma. Non voglio che l’Arcella si trasformi in campagna elettorale».

È quello che è successo.

«Ora dico guardiamo avanti, abbassiamo i toni».

In che senso?

«Sfruttiamo il momento per unirci ancora di più, per migliorare e raccontare l’Arcella. Concentriamoci sul quartiere. Ringrazio tutti quelli che si sono mossi partendo dall’orgoglio per il loro rione, si vede che c’è un forte amore per l’Arcella. Ora pensiamo in positivo e lasciamo da parte i toni più aspri, guardiamo avanti per scrivere tutti assieme nuove belle pagine. Evitiamo un danno al quartiere che non se lo merita. Zona rossa è un termine che non mi piace, non voglio più usarlo».

Ha annunciato una campagna di marketing. In che cosa consiste?

«Stiamo preparando un video. Non sarà contro nessuno. Racconterà la vitalità, la bellezza del quartiere».

Le dispiace per la situazione?

«Mi dispiace molto. Ripeto non mi sta bene fare campagna elettorale sulla pelle dell’Arcella».

Una parte di arcellani dice che ha paura ad uscire la sera.

«Dal mio punto di vista l’Arcella non ha più problemi di altri rioni. Non è perfetta, certo, ma è abbastanza sicura, partendo dal presupposto che non c’è niente di sicuro al mondo. Sicurezza è tante cose: i nostri interventi all’ex Coni, le piastre sportive, i parchi, il sostegno ad associazioni. Investiremo ancora».

Questione di stigma, bollino, etichetta. Se la zona “ad alto impatto” avesse avuto un altro nome (per esempio operazione strade sicure, zona alta sicurezza) le sarebbe andata bene?

«Ripeto, il termine zona rossa è una scelta di marketing politico, per me sbagliato, fatta a Roma. Sono favorevole all’aumento di controlli. La sicurezza non ha colore politico. Il problema sono gli stigmi che screditano il quartiere».

Sente di dover ricucire qualcosa con il prefetto Giuseppe Forlenza?

«No, non ho alcun problema con il prefetto, lo apprezzo. L’ho visto ieri (29 maggio, ndr). Anche con il questore Odorisio c’è un continuo confronto, soprattutto sullo stadio. La sua mediazione e il suo operato sono stati preziosi. Si può avere una visione diversa su un punto, poi si va avanti con rispetto e collaborazione».

Ha più parlato con Forlenza di zona rossa?

«No, non ne parliamo più»

Ha detto che la zona ad alto impatto è un provvedimento calato dall’alto, ma il ministro Piantedosi ha scaricato il barile sul prefetto, sostenendo che la decisione spetta ai singoli territori. Che cosa ne pensa?

«È un provvedimento calato dall’alto, lo è nel senso che la direttiva è stata fatta dal Governo e naturalmente viene poi applicata in varie forme da chi rappresenta lo Stato ad ogni livello».

Perché deve rinunciare a metà del gradimento dell’Arcella?

«Io non voglio rinunciare a niente, nella mia coscienza penso sempre di fare gli interessi della città, poi sbaglio qualcosa per carità. Il mio unico obiettivo è il benessere dei miei cittadini. Non ho un partito alle spalle che mi dice che cosa devo fare. Qualcuno lo pensa, ma non è così. Ho la cultura dell’umanità, del buon senso, del civismo, del servizio, del rispetto degli altri».

Al 42% degli arcellani che vogliono la zona rossa, come ha rilevato il nostro sondaggio, che cosa si sente di dire?

«Collaboriamo, cerchiamo di fare ancora di più con le forze dell’ordine per avere più sicurezza. Ma non basta: apriamo i negozi, spazi sociali, organizziamo eventi, aiutiamo chi è più sfortunato senza pregiudizi».

Il prefetto ha affermato che la zona rossa all’Arcella è stata attivata dopo i «buoni dati dell’operazione in stazione». Lei li ha mai visti?

«Ho visto i dati che sono stati diffusi».

Quelli delle prime settimane all’Arcella?

«Non ancora».

A metà settembre il provvedimento scadrà. Che cosa auspica?

«Come la penso è noto. Auspico che ci metteremo attorno ad un tavolo ciascuno con le proprie valutazioni e sono certo arriveremo alla più grande condivisione. Lavorerò per questo».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova