«Io, un medico emarginato dal direttore Artibani»
Nel luglio 2009 era stato condannato dal tribunale di Padova a 18 mesi di reclusione (con la sospensione condizionale), poi ridotti a un anno in appello, confermato dalla Cassazione per il reato di abuso d’ufficio nei confronti di due medici del reparto, i dottori Tommaso Prayer Galetti e Antonio Cisternino. Ora torna di nuovo sul banco degli imputati l’ex direttore della Clinica urologica padovano, il professor Walter Artibani: ad accusarlo, un altro dirigente medico dell’Urologia, il dottor Alfio Capizzi, specializzato in urologia pediatrica, e all’epoca dei fatti in servizio nella Clinica. Per un lungo periodo anche il medico sarebbe stato emarginato dal cattedratico che avrebbe fatto “piazza pulita” dei camici bianchi legati ai predecessori, almeno stando alle denunce.
Ieri, davanti ai giudici del tribunale di Padova, è toccato al dottor Capizzi ricostruire la sua esperienza professionale in Clinica. «Fui destinatario di un provvedimento di mobilità interna firmato dal direttore Artibani, subentrando al collega Cisterino: gerarchicamente ero primo aiuto responsabile e viceprimario». Cisternino, infatti, se n’era andato dopo dopo essere stato privato dell’incarico di vicario del primario, trovandosi un posto di vertice altrove (prima all’ospedale di Dolo poi in quello di San Giovanni Rotondo).
Tra l’estate 2008 e il maggio 2009, Capizzi vive l’incubo di non poter di fatto lavorare come urologo. «Avevo grande difficoltà a entrare in sala operatoria; per un anno e mezzo fui relegato all’attività ambulatoriale e amministrativa e non potei prendere in mano il bisturi» ha raccontato in aula, «Sono stato demansionato e dequalificato». Da un giorno all’altro, l’improvviso e inaspettato ritorno all’attività chirurgica dopo la presentazione dell’esposto in procura. «Fui rimesso in sala operatoria per ripicca... Mi tremava la mano, non volevo creare problemi ai pazienti ma mi sono ritrovato ad aver paura del sangue e vittima di algie cervicali». Disagi e malesseri collegati probabilmente al clima di tensione in cui era costretto a vivere quotidianamente all’interno della Clinica, ha spiegato il medico che ora lavora nella direzione sanitaria dell’Usl 16.
Si tornerà in aula il 25 novembre per sentire altri testi, poi parola alla pubblica accusa e alla difesa il 16 dicembre, data prevista per la sentenza. (cri.gen.)
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