«Iov, a gennaio ci sarà il nuovo direttore»

Mantoan annuncia la fine del commissariamento dell’Oncologico. E la produzione a Padova di farmaci sperimentali

PADOVA. «A fine anno il commissariamento dell’Istituto oncologico veneto finisce. Sarà il presidente Zaia a decidere il mio futuro, ma credo che a gennaio sarà nominato un nuovo direttore». Sono le parole di Domenico Mantoan, il segretario regionale dell’area sanità e sociale della Regione Veneto, che negli ultimi due anni si è prestato a entrare nei panni di manager dell’ex ospedale Busonera. Mantoan, all’inizio del 2014, è stato mandato in “missione” in via Gattamelata da Zaia, dopo le dimissioni di Pier Carlo Muzzio.

Dottor Mantoan, è tempo di bilanci.

«Lo Iov è un piccolo grande istituto perché pur essendo contenuto nelle dimensioni, aspira a diventare sempre di più un punto di riferimento per l’oncologia. Sono stati assunti in pianta organica stabile 50 persone in più tra dirigenti medici, infermieri e amministrativi. Sono stati trovati finanziamenti per oltre 18 milioni da investire in 14 opere di ristrutturazione, alcune già ultimate e altre ancora in fase di completamento. Con una delibera regionale è stata autorizzata un’iniezione di quasi 600 mila euro per la dotazione organica, più precisamente per i fondi destinati al contratto collettivo».

L’attività dello Iov è in crescita. I numeri?

«Nel 2013 le prestazioni specialistiche erano 558 mila, il trend le farà salire a quota 700 mila alla fine del 2015. Vale lo stesso per i ricoveri: 5.617 nel 2013, 5.865 nel 2014, 3.621 solo a giugno di quest’anno».

Lo Iov è un Ircss, un istituto di ricerca. A cosa state lavorando?

«Nei prossimi anni qui si sperimenteranno nuove cure per il cancro. È arrivato a Legnaro a maggio il nuovo ciclotrone, un acceleratore sullo stampo di quello del Cern di Ginevra, acquistato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) per 18 milioni di euro. Sarà attivo tra un anno e mezzo e produrrà particelle radioattive capaci di veicolare farmaci all’interno del corpo. Abbiamo stretto un protocollo d’intesa per avviare la produzione di radiofarmaci sperimentali per combattere il cancro, ovviamente rispettando normative e autorizzazioni. Così, avremo a disposizione cure di ultima generazione in assoluto anticipo rispetto tutti gli altri Paesi».

Da un paio d’anni l’istituto di ricerca non ha un direttore scientifico e l’incarico è stato affidato al professor Giuseppe Opocher in qualità di facente funzione. Ci sono novità in vista?

«Gli idonei al bando ministeriale sono risultati tre e Zaia ha espresso la preferenza per Opocher. Presto, il ministro ufficializzerà la nomina e lo Iov avrà il suo direttore scientifico».

Grazie alla nascita della Rete oncologica veneta, negli ultimi mesi lo Iov è riuscito ad entrare in progetti di ricerca internazionali.

«Ci siamo presentati non come un ospedale da 200 posti letto, ma come una rete che cura 5 milioni di abitanti. Lo Iov è un competitor degli istituti fuori dal Veneto, all’interno del Veneto invece vuole essere un riferimento e collaborare con il territorio».

E Castelfranco?

«Castelfranco non è solo un’ipotesi, ma un progetto concreto sviluppato assieme all’Università di Padova e al professor Santo Davide Ferrara. Abbiamo accantonato i fondi, 15 milioni di euro, e abbiamo il benestare del Ministero. Manca solo la decisione politica con la modifica delle schede ospedaliere. Raddoppiare lo Iov a Castelfranco permette di dare spazio a nuove attività, come un reparto di chirurgia oncologica ginecologica».

E la chirurgia oncologica? «Da ottobre la chirurgia oncologica rientra all’ex Busonera (finora era al Giustinianeo dell’Azienda Ospedaliera di Padova). In Azienda rimangono le degenze, saranno trasferite a primavera del 2016, quando sarà completata la ristrutturazione del secondo piano. Intanto siamo partiti con i lavori al piano terra per il miglioramento dei percorsi ambulatoriali».

È al via l’appalto per la costruzione di quattro bunker per la radioterapia a Schiavonia. «Sì, personale e attrezzature saranno dello Iov. Siamo riusciti ad azzerare le attese in radioterapia grazie alla collaborazione di medici e pazienti. E, nel giro di due anni, rinnoveremo tutti gli acceleratori lineari del Veneto».

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