«Iov, eccellenza nelle cure palliative»

L’Istituto respinge le accuse di una vedova: «Nessun paziente viene abbandonato, operiamo con i servizi territoriali»

«Abbiamo la massima comprensione per il dolore delle persone e la difficoltà di accettare diagnosi infauste, ma non possiamo accettare che venga messa in discussione la professionalità e l’impegno dell’equipe che ha preso in carico il paziente»: è perentoria la presa di posizione della direttrice dello Iov Patrizia Simionato che risponde alla lettera di una donna il cui marito è deceduto lo scorso autunno per una grave forma di tumore. Sandra Casoni accusava l’Istituto di via Gattamelata di non aver fatto il possibile per garantire al congiunto le migliori condizioni di vita pur di fronte a una diagnosi che non lasciava speranze.

«Il caso era molto grave» spiega la direttrice di Oncologia medica 1 Vittorina Zagonel, «il tumore alle vie biliari è stato operato ma era già molto esteso. Il paziente è stato preso in carico con approccio multidisciplinare e discusso negli snodi critici della malattia tra i chirurghi dell’Azienda ospedaliera e radiologi e oncologi dello Iov per ottimizzare le cure antitumorali. In situazioni così gravi ci si preoccupa subito di garantire la qualità della vita del paziente e lo facciamo con un percorso integrato che comprende le cure palliative, che iniziano allo Iov e proseguono grazie ai servizi territoriali. Questo percorso è mancato non perché non sia stato proposto e avviato dallo Iov, ma perché il paziente aveva altre aspettative di cura. Per questo motivo si è rivolto all’ospedale di Bologna. Ma noi» sottolinea Zagonel, «avevamo anche già informato il medico di famiglia per l’attivazione delle cure palliative». A questo punto è il direttore di Radiologia Camillo Aliberti a illustrare quanto fatto: «Il drenaggio biliare che viene contestato è stato fatto per garantire la qualità di vita del paziente: ci sono state tre sostituzioni ma il calibro del drenaggio è rimasto lo stesso proprio per evitare complicanze che si sono verificate, infatti, dopo l’intervento a Bologna».

Sulle cure palliative Zagonel aggiunge: «Lo Iov è Centro accreditato a livello europeo per le Cure simultanee dal 2012, riconosciuto dalla Società europea di Oncologia medica. Questo significa che ancora quando sono in corso le terapie attive, il paziente viene visto nell’ambulatorio dedicato con il medico palliativista, lo psicologo e il nutrizionista per la valutazione dei sintomi e il loro trattamento specifico. Si va dal dolore, alla febbre, la perdita di peso, problemi psicologici e sociali. Di fatto si anticipa l’avvio delle cure palliative per accompagnare il paziente in un percorso di continuità che attiva da subito anche i servizi territoriali. È l’esatto contrario che abbandonare». Se un problema esiste nel campo delle cure palliative, si manifesta proprio nell’ambito dei servizi territoriali: «Purtroppo il 30 % dei casi che segnaliamo» conferma la dottoressa, «non viene preso in carico, almeno non nell’immediato». Nel 2016 sono stati circa 3.500 i nuovi pazienti che si sono rivolti al reparto di Oncologia medica dello Iov, di cui il 40% con una prospettiva di sopravvivenza di un anno.

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