«Isabella, fu Debora a ideare l’omicidio»

Le motivazioni della sentenza: «Riteneva fosse la donna sbagliata per Freddy e temeva per i soldi In un crescendo di odio e gelosia, Sorgato e la Cacco si sono adeguati al piano»

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PADOVA. L’anima altrui è solo tenebra, scriveva Dostoevskij. E chissà quanta oscurità alberga nell’anima di chi ordisce, pianifica ed esegue, con calcolo e fredda determinazione, il delitto di un altro essere umano “colpevole” di aver legato e sé, e forse stregato, il cuore di un congiunto troppo fragile per affrancarsene. Ecco l’anima di Debora Sorgato, la burattinaia che ha trascinato nelle tenebre dell’assassinio tanto il debole fratello Freddy, pronto a “immolarsi” per lei pur di scagionarla, quanto l’amica del cuore, la veneziana Manuela Cacco, che smania ancora in carcere per quell’uomo senza midollo. È la triste trama di una storia iniziata male, con l’omicidio della sfortunata Isabella Noventa. E finita peggio, con una sceneggiatura che, se non fosse tragica per l’incolpevole morte di una innocente, potrebbe ispirare la più squallida delle soap.

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Il movente. «Un crescendo di sentimenti di avversione verso Isabella... sentimenti che si incontrano e rappresentano il terreno fertile nel quale risulta maturare la decisione di porre fine alla sua vita, decisione verosimilmente presa da Debora e alla quale aderiscono sia la Cacco che Freddy». Ecco spiegata la nascita del “giallo” del 2016 divorato da tivù e social come un gossip qualsiasi, secondo le motivazioni della sentenza del gup di Padova Tecla Cesaro che ha firmato tre condanne per omicidio volontario e soppressione di cadavere, 30 anni a testa per i due fratelli Sorgato, 16 anni e 10 mesi per Manuela Cacco colpevole anche di stalking e simulazione di reato: 350 pagine scritte in quattro mesi e depositate alle 21.50 di lunedì, due ore prima della scadenza del termine. Pagine che ricostruiscono storia e sviluppo di quel delitto, consumato nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016, sotto la regia di un unico nome e cognome.



La regia. È Debora a decidere: Isabella va uccisa. Isabella non deve più vivere. «Debora riteneva che fosse la donna sbagliata per Freddy, lo faceva soffrire, lo umiliava e allontanava dalla famiglia... con il pericolo di una possibile dispersione del patrimonio dei Sorgato destinato all’amato figlio» si legge nelle motivazioni. Un patrimonio anche di Debora, ma intestato al fratello perché lei «non poteva apparire, ha precisato l’ex compagno il maresciallo Verde, per debiti ereditati dal primo marito Giuseppe Berto che aveva il vizio del gioco d’azzardo».

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Ancora: «L’omicidio si colloca in un contesto in cui esplodono sentimenti di astio, rancore, gelosia e frustrazione da parte di tutti gli imputati nei confronti di Isabella che, intrecciandosi e sommandosi fra loro, ben possono spiegare la dinamica omicidiaria... Freddy si dimostra incapace di lasciare la donna che lo ammalia e nel contempo continua a farlo soffrire laddove Manuela e Debora sono esasperate dalla situazione...». Manuela non vuole più «essere relegata al ruolo di amante a chiamata... nell’illusione di avere Freddy tutto per sé». Nei giorni precedenti il delitto «vi è uno scambio di messaggi da cui si desume che è Debora a prendere in mano la situazione e, di fronte all’incapacità del fratello di lasciare Isabella, ad assumere una decisione drastica, a suo dire necessaria... Manuela riferisce (nell’interrogatorio davanti al pm del 25 febbraio 2016) che se Freddy avesse lasciato Isabella non sarebbe successo quello che poi è accaduto». Scrive ancora il gup che «la pianificazione dell’omicidio» è «l’unico modo per far cessare la relazione tra Freddy e Isabella».

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E per Freddy «quell’uccisione ha avuto una sorta di efficacia liberatoria... risulta provato dall’atteggiamento successivo di estrema freddezza, coerente con la decisione di uccidere la donna da cui era ossessionato e attratto». Debora decide, Freddy si adegua. Poco prima della “scomparsa” di Isabella «emerge un diverso atteggiamento di Freddy, una sorta di arresa alle ragioni della sorella, una presa di coscienza dell’incapacità di lasciare quella donna che tanto lo affascinava e faceva soffrire». Del resto «era l’unica donna alla quale manifestava apertamente il suo amore e alla quale aveva chiesto di convivere... arrivando ad assoldare un investigatore per monitorarne i movimenti anche dopo la fine del rapporto».

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Coalizione femminile. Non c’è dubbio che la «coalizione fra le due donne» ha convinto Freddy ad arrivare a quella «morte pianificata...». Una morte destinata a «risolvere il problema della relazione tra Isabella e Freddy in modo definitivo...». Non a caso Manuela «il 14 gennaio contatta l’organizzatore di una stage di ballo a Milano per prenotare una stanza matrimoniale». Sapeva che Freddy sarebbe stato ormai suo: «Il piano è ideato quantomeno a partire dal 9 gennaio quando Cacco invita Freddy a portare pazienza».

Tutti responsabili. «Isabella è morta la notte della scomparsa» scrive il gup. La notte in cui Manuela sfila in centro a Padova con il piumino bianco della vittima, «una simulazione per allontanare ogni sospetto». «Nonostante il mancato rinvenimento del corpo» si legge sempre nelle motivazioni, «è acquisita la prova certa del coinvolgimento di tutti gli imputati nell’omicidio avvenuto nell’abitazione di Freddy... una morte violenta e programmata... che contemplava la soppressione del cadavere e la messinscena... Elementi indiziari certi smentiscono le inconciliabili versioni dei Sorgato e quella della Cacco nella parte in cui nega la partecipazione all’accordo criminoso».
 

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