James Beck, lo smascheratore dei falsi Raffaello

Il temuto critico d'arte denuncia i «bidoni» acquistati dai grandi musei
Una madonna del Raffaello alla National Gallery di Londra Per James Beck l’opera di un epigono
Una madonna del Raffaello alla National Gallery di Londra Per James Beck l’opera di un epigono
 
PADOVA
A Padova lo ricordano bene James Beck. Ricordano le sue polemiche durissime sulla manutenzione della Cappella degli Scrovegni e quelle sul restauro.  Che, secondo il grande storico dell'arte americano, non consentiva più di vedere la vera opera di Giotto. E a Roma ancora ricordano gli attacchi sui restauri della Cappella Sistina. Eppure l'ultima opera, pubblicata postuma, di quello che è stato uno dei maggiori studiosi di arte italiana degli ultimi trent'anni, docente alla Columbia University, ha dovuto aspettare tre anni, per trovare un editore italiano e lo ha trovato per il coraggio della padovana Editoriale Programma. Perché ci voleva coraggio? Non tanto per la fama di bastian contrario che Beck si è guadagnato contestando la moda di restauri che reintegrano invece che conservare, quanto perché «Da Duccio a Raffaello» (Editoriale Programma, p.164, E.19.00) è un libro che denuncia con forza il mercato delle false attribuzioni delle opere d'arte che muove decine e decine di milioni di dollari. Il volume, presentato al Museo degli Eremitani da Giuliano Pisani, dal traduttore Gianni Bonato e dal professor Piero Pierotti dell'Università di Pisa racconta infatti alcune storie esemplari che coinvolgono i maggiori musei del mondo ed un nutrito numero di storici dell'arte. Perché, secondo Beck, due sono le iatture che stanno colpendo la grande arte italiana. La prima è il restauro selvaggio, la seconda la vera e propria calunnia nei confronti dei grandi artisti che vanno compiendo quasi giornalmente gli storici dell'arte moltiplicando le false attribuzioni. Per Beck - come dice Pierotti - «attribuire la Madonna del Garofano a Raffaello significa dire che Raffaello dipingeva così, e cioè male». Sì perché il libro dimostra che il quadro, pagato dalla National Gallery qualcosa come 65 milioni di dollari, non solo non è di Raffaello, ma è anche pieno di errori inconcepibili per un grande artista. Al Metropolitan Museum un Duccio da Boninsegna assolutamente improbabile e costato 45 milioni di dollari. In realtà avere nuovi Michelangelo, Raffaello o Leonardo fa comodo a tutti: ai musei, ai mercanti d'arte, agli esperti che firmano l'attribuzione, ai visitatori frettolosi. A soffrire è solo l'arte.

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