Jovanotti, il concerto sospeso: parlano gli organizzatori

PADOVA. Stadio Euganeo, concerto di Jovanotti di sabato sera, subito i fatti: 35mila persone, di cui diecimila disposte davanti al grande palco scoperto (Jovanotti infatti dopo la tragedia di Trieste non vuole palchi alti e chiusi). Per tutto il giorno c’è stato un caldo bestiale, gran parte dei fans sul prato dello stadio sono in maglietta. La sera il cielo comincia a borbottare, Jovanotti fa partire il concerto alle 21.05. Piove, piove sempre più forte, la pioggia diventa tempesta. Dopo venti minuti e quattro canzoni, Jovanotti dal palco scandisce: «Ragazzi dobbiamo sospendere, abbiamo gli strumenti inondati». Il concerto è ripreso oltre due ore dopo, alle 23.40 ed è terminato in mezzo alla notte, all’1.30 circa. Molti fans però, fradici dalla testa ai piedi e infreddoliti, hanno dovuto lasciare lo stadio. Numerose le polemiche del giorno dopo per la gestione del maltempo, e per questo ne parliamo con il produttore dello show, Diego Zabeo titolare della Zed!
Zabeo, vi siete informati sulle condizioni climatiche?
«Sì, ma nessun sito internet prevedeva un simile diluvio. La violenza con cui è scesa l’acqua non era prevista da nessuno. Il rischio pioggia c’era, ma non si poteva immaginare in questo modo. Chi compra un biglietto per il prato, tuttavia, deve mettere in conto la possibilità che possa arrivare il maltempo».
C’è stato un fuggi fuggi, come l’avete gestito?
«Abbiamo dato alla gente duemila coperte, centinaia di k-way, alla fine persino sacchi di plastica; abbiamo aperto le porte per far riparare le persone nelle gradinate coperte; abbiamo tenuto accese le luci dello stadio; ci siamo preoccupati dei tanti disabili, non c’è stato un incidente che sia uno, nessuno si è fatto male e questo è merito del gran lavoro del servizio d’ordine, della protezione civile, delle forze dell’ordine: tutti impegnati ad aiutare chi era in difficoltà».
C’è chi dice, però, di essere andato via perchè qualche addetto avrebbe sostenuto che lo spettacolo non sarebbe più ripreso visto le condizioni in cui era ridotto il palco. Queste persone ritengono che non c’è stata chiarezza nella comunicazione.
«Jovanotti è il primo a decidere e lui ha parlato chiaro sul palco, ha detto: spettacolo sospeso. Poi abbiamo ripetuto due volte dagli altoparlanti dello stadio che i tecnici stavano lavorando per riprendere lo show. Cercheremo di capire chi nello stadio ha detto cose sbagliate, per noi però fa fede quello che viene detto ufficialmente dagli altoparlanti, oltre a quello che scriveva su twitter Jovanotti: il quale non ha mai pensato di non andare avanti, non è da lui andarsene dopo quattro canzoni».
Se il concerto si fosse fermato definitivamente dopo quattro canzoni, però, si sarebbe recuperato?
«Abbiamo un’assicurazione per eventi di questo tipo che costano centinaia di migliaia di euro. Quindi non era un problema di soldi. Non esiste nemmeno una normativa sulla durata dei concerti, quindi il concerto dopo venti minuti poteva essere anche considerarsi ufficialmente terminato. Sia Jovanotti e sia noi della Zed! volevamo però dare al pubblico lo spettacolo, per rispetto verso chi c’era e per la nostra voglia di musica».
La Zed! ritiene dunque che sia stato fatto tutto il possibile per organizzare al meglio l’evento?
«Stiamo portando Padova ai vertici dello show nazionale. Il Comune ha fatto un lavoro splendido con i bus navetta che hanno girato anche prima della fine dello show, caricando le persone fradicie che hanno scelto comprensibilmente di rinunciare all’attesa. I tecnici, le forze di polizia, i collaboratori di ogni sorta che hanno lavorato sotto la pioggia fino a notte sono il segno di una città che vuole crescere. E stiamo crescendo tutti. Avrei preferito un concerto senza diluvio, è chiaro, ma abbiamo tutti gestito questo imprevisto al meglio. Non è poco, credetemi».
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