Kostruttiva restituisce le tangenti pagate per l’operazione Mose

Il presidente Devis Rizzo firma il primo accordo transattivo nella vicenda: tre milioni ed esce dalla causa avviata da Cvn
Di Sabrina Tomè

ESTE. È stata chiamata in causa, insieme ad altre cinque aziende e ai relativi amministratori, dal Consorzio Venezia Nuova. Che, davanti al giudice civile, chiede la restituzione di 40 milioni di euro riferiti a lavori per il Mose pagati e mai realizzati (i versamenti servivano in realtà a creare i fondi neri per le tangenti). Ma Kostruttiva (ex Coveco), il consorzio con sede a Marghera che riunisce oltre ottanta coop, ha scelto di transare versando al Cvn 3 dei 6 milioni contestati; i soldi verranno decurtati dai compensi per gli altri interventi in corso. L’accordo, il primo e al momento l’unico, è stato siglato con i commissari straordinari Cvn lo scorso marzo. A firmarlo, per Kostruttiva, il suo presidente Devis Rizzo, originario di Este (dove è stato anche assessore) e residente a Vigodarzere.

Presidente, avete scelto di restituire a Cvn i soldi delle false fatture senza aspettare sentenze e tempi della giustizia. Decisione controcorrente.

«Si trattava di scegliere tra il difendersi nel contenzioso o arrivare a un accordo transattivo. Le somme contestate sono state effettivamente pagate indebitamente come accertato dalla Finanza, pertanto abbiamo scelto di transare. È iniziata una trattativa, l’accordo è stato chiuso al 50%: dei 6 milioni chiesti ne diamo 3 per compensazione. Siamo così usciti dalla causa civile, mentre sono rimasti gli ex amministratori. La scelta è dovuta alla strategia di quest’azienda maturata dagli arresti per il Mose del giugno 2014, tra cui quello dell’allora presidente Morbiolo. Si poteva chiudere la partita lì oppure tirare una riga e provare a ripartire con una rottura totale col passato, negli uomini e nei modi. Così abbiamo fatto: gli uomini sono stati cambiati, gli errori, anzi i reati, riconosciuti. L’imperativo era di fare i conti con l’inchiesta; non basta dire siamo diversi, occorre concretizzare tale diversità».

Un segnale di discontinuità che dovrebbe essere recepito dal mondo dell’impresa?

«È cambiato il mondo e devono cambiare anche le imprese, a 360 gradi, a cominciare dalle modalità operative in un mercato che si è dimezzato. E poi c’è un problema diffuso della classe dirigente, di cui fa parte quella imprenditoriale, di ricambio e selezione dei gruppi dirigenti all’altezza del loro compito. E questo è emerso in modo straordinariamente chiaro quando i morsi della crisi si sono fatti più forti. Il problema, uno fra gli altri, è che un gruppo dirigente non può restare in sella a un’azienda per 20 anni e questo vale ancora di più per le coop. E poi ci sono le responsabilità di altri soggetti venuti meno al loro ruolo».

La politica?

«Siamo un Paese che tra fiscal compact, regole europee e atteggiamenti sulla difensiva, ha smesso di investire su sè stesso. C’è la necessità di intervenire su situazioni improrogabili che dovrebbero essere priorità dell’agenda politica. Mi riferisco per esempio al dissesto idrogeologico del territorio e all’esigenza di intervenire con infrastrutture da finanziare con la tassa di scopo. Ma spesso manca il coraggio».

Coveco esisteva nel Veneto delle grandi opere e del credito facile. Un mondo travolto da tangenti e mala gestio. Da dove è ripartita Kostruttiva?

«Abbiamo fatto un piano industriale che parte dal mercato di oggi. Un tempo il piano era da 100-120 milioni annui, oggi da 50. Dobbiamo avere ben chiaro il contesto e la capacità delle imprese associate. Il bilancio 2016 lo chiudiamo con 70 milioni di fatturato e un utile preimposte da 600 mila euro. È il terzo bilancio che chiudiamo senza perdite, un risultato tutt’altro che scontato considerato il quadro da cui si partiva».

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