La Biliardi Schiavon chiude: «Sconfitti dai videopoker»

PADOVA. Non esiste più la sede storica dei Biliardi Schiavon in via Piovese. Al suo posto sorgeranno una piccola area commerciale e un complesso residenziale che vedrà Arca Planet, il brand di Agrifarma Spa per il Pet Store, occupare le superfici commerciali al piano terra.
ADDIO A UN’ECCELLENZA. Scompare così uno dei punti di riferimento del made in Padova di eccellenza, quello di un’azienda che tra gli anni 80 e gli anni 90 del secolo scorso era diventata un punto di riferimento mondiale della realizzazione dei biliardi all’italiana ma pure per tutte le altre discipline di quello che è uno sport tra i più antichi e i più nobili. Ma i biliardi Schiavon continuano ad esistere nell’impegno dei figli di Lorenzo Schiavon, con il fratello Zelindo fondatore di quello che fino alla fine del secolo scorso era un piccolo impero.

RIDIMENSIONATI. «Non abbiamo voluto chiudere ma la sede di Voltabarozzo era oramai troppo grande per noi», spiega Patrizio Schiavon, con il fratello Federico ancora impegnato nell’attività di famiglia. «Oramai siamo rimasti solo noi due a portare avanti quella che è stata una tradizione di eccellenza. Non produciamo che pochi biliardi ogni anno, piuttosto ci occupiamo di ristrutturarli per garantire una vita ancora più lunga a tavoli che sono ancora tra i più apprezzati al mondo».
UNO SPORT IN CRISI. L’ingresso dei videopoker nelle sale interne dei bar, la concorrenza spietata dei produttori cinesi, ma pure la perdita di appeal di un gioco che aveva visto generazioni di giovani chiacchierare davanti al tavolo verde sembra avere ridotto ai minimi termini un intero indotto produttivo tra l’industria e l’artigianato di eccellenza che aveva fatto di Padova il centro del mondo. «Già dopo il 1995 abbiamo iniziato a vedere che gli ordini stagnavano», spiega Schiavon.

L’INVASIONE DEI VIDEOPOKER. «Nei primi anni del secolo nuovo abbiamo assistito ad un calo dapprima lento e in seguito sempre più veloce. I tavoli da biliardo venivano sostituiti dalle macchinette del videopoker, più piccole e più redditizie per baristi ed esercenti. Nel frattempo il mercato cinese dei produttori a basso costo ci ha spinti ai margini. Il colpo finale lo abbiamo ricevuto con la crisi del 2008. Sempre meno persone potevano permettersi un tavolo e i giocatori diminuivano a vita d’occhio. I tempi dei grandi film hollywoodiani come “Lo Spaccone” erano finiti e i ragazzi hanno iniziato preferire i videogiochi».
lo stabilimento svuotato. Nel giro di qualche anno lo stabilimento storico di Voltabarozzo si svuotava, gli operai licenziati o dimessi volontariamente, le commesse che non arrivavano. «Abbiamo dovuto licenziare il nostro ultimo collaboratore nel 2012», ricorda con rammarico uno dei due titolari dei Biliardi Schiavon, «non c’era molto da fare, le commesse erano pressoché esaurite. E i nostri colleghi che hanno tentato la via del posizionamento nel segmento del lusso non hanno avuto risultati migliori dei nostri. Lo dimostra solo un dato: a Padova ci sono oggi tre sale da biliardo, con in tutto una trentina di tavoli, e sono già troppi».
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