La Cassazione boccia il ricorso di Mossoni

Omicidio volontario dell’attrice, occultamento del cadavere I giudici confermano i 20 anni di carcere con cure psichiatriche

VIGONZA. Franco Mossoni deve espiare tutti i 20 anni di carcere per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere dell’attrice 43enne Federica Giacomini, da lui uccisa nel 2015 e gettata nel lago di Garda chiusa in una cassa. Successivamente dovrà essere internato per 10 anni in un Opg (ospedale psichiatrico giudiziario).

L’ha confermato la Corte di Cassazione respingendo il ricorso del 61enne assassino, che uccise una prima volta nel 1978. «Con il ricorso Mossoni voleva ottenere il riconoscimento dell’incapacità di intendere e di volere, cosa che avrebbe comportato sul piano giudiziario la non imputabilità», spiega l’avvocato Paolo Mele, legale della famiglia Giacomini, «salvo l’applicazione, come comunque è avvenuto, di una misura di sicurezza che non può essere inferiore a 10 anni». Per i genitori di Federica è troppo poco.

«Meritava l’ergastolo, ci ha preso la nostra unica figlia», commenta la madre Anna Maria. Quando uscirà di prigione per Mossoni scatterà la misura di sicurezza. «Per me resta l’ultima forma di ergastolo rimasta in Italia: con delitti così gravi è difficile che gli psichiatri ritengano venuta meno la pericolosità sociale», dice Mele.

Alla fine l’assassino di Federica Giacomini potrebbe non uscire più. «Lo auspichiamo non solo per Mossoni ma per tutte le persone che come lui si sono rese responsabili di fatti così gravi». Il pronunciamento della Cassazione conclude che il delitto fu premeditato e attuato con lucidità. Per la parte civile poteva non cambiare nulla. Per Mele cambia, e molto, sul piano morale.

«Mossoni non solo è un pazzo, ma un pazzo criminale e quindi viene punito come criminale e ristretto come pazzo ed è fondamentale che abbia un riconoscimento di quella che è la sua colpa», commenta Mele, «e questo costituisce un atto di giustizia».

Se l’assassinio d Federica viene punito, nessun risarcimento arriverà a Gastone e Annamaria Giacomini, nonostante le sentenze abbiano determinato che deve essere liquidato in sede civile condannando Mossoni al pagamento di una provvisionale di 100 mila euro a ciascun genitore.

«Mai visti», dichiara amaramente Anna Maria Giacomini, li avremmo comunque dati in beneficenza». A quanto pare Mossoni non ha nulla di nulla e chiese il gratuito patrocinio. «Una presa in giro», conclude Mele, «non sarebbe del tutto sbagliato che venisse chiamato a farsi carico anche degli oneri risarcitori chi riconobbe Mossoni non pericoloso socialmente sebbene avesse ucciso». —

Giusy Andreoli

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