La Cassazione respinge il risarcimento ai Bano per la gestione Kursaal

I due fratelli per 20 anni al Gran Caffè volevano 385mila € La causa con la Provincia per le differenze fra migliorie e fitti 
Carlo Bellotto

ABANO

Si chiude dopo 9 anni la disputa in tribunale tra Filippo e Gian Pietro Bano da una parte e la Provincia di Padova dall’altra. La Cassazione ha respinto il ricorso della Bano fratelli snc che ha gestito per 20 anni il “Gran Caffè delle Terme” all’interno del Kursaal e pretendeva un risarcimento di circa 385 mila euro. Non ci sarà nessun risarcimento quindi e i ricorrenti devono rimborsare di 8 mila euro di spese legali la Provincia. La società dei Bano aveva stipulato un contratto con condizioni agevolate sul canone di locazione in cambio dell’impegno alla ristrutturazione dei locali e all’acquisto di arredi. Ma sosteneva di aver svolto lavori per importi ben maggiori di quelli originariamente preventivati e concordati, fino a vantare un credito nei confronti della Provincia a titolo di arricchimento senza causa di 346.359 euro per l’ampliamento dell’immobile e di 39.357 euro per l’acquisto di nuovi arredi e attrezzature.



La questione era esplosa dopo la decisione della Provincia nel 2012 di indire un nuovo bando, che prevedeva la ristrutturazione e la gestione sia del Kursaal che del Gran Caffè e delle altre pertinenze, senza rinnovare la ventennale gestione Bano. La concessione era iniziata nel 1990 e scaduta già nel 2005, ma ha avuto una prima proroga fino al 2008 e una seconda fino al 2011. Fino al 2008 la gestione ha pagato per il locale 14 mila euro all’anno e negli ultimi 3 anni di attività 15 mila. Importi ritenuti dalla presidente della Provincia di allora, Barbara Degani, assolutamente irrisori, quasi simbolici.

«Inizialmente il corrispettivo era legato agli investimenti effettuati dallo stesso Bano, negli anni successivi un importo così basso non aveva più senso» disse all’epoca Degani. I fratelli Bano erano tutelati dai legali Angela Favera e Biagio Pignatelli mentre la Provincia dagli avvocati Patrizia Carbone e Massimo Ozzola. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova