La crisi morde ancora la Berto annuncia altri venti esuberi

Un altro Natale all’insegna dell’incertezza per il lavoratori della Berto. La storica industria tessile, che conta 111 occupati, già alla fine del 2018 aveva annunciato 50 esuberi, poi ridotti a 16 licenziamenti, prevalentemente nel reparto tessitura. Ora torna a riaffacciarsi lo spettro della riduzione del personale con l’annuncio di altri 20 esuberi.
Immediata la reazione dei rappresentanti sindacali: «Un altro Natale rovinato dopo un anno di lavoro e l’accordo sindacale che aveva permesso di contenere il numero dei licenziamenti annunciati nel 2018. Dopo il lavoro fatto per rendere più efficiente quanto rimane dell’azienda la musica si ripete». Femca Cisl , Filctem Cgil e Uiltc Uil rappresentate da Sergio Polzato, Simone Silvan e Dino Maneo hanno già avviato la trattativa e proprio oggi è in programma un incontro con vertici dell’azienda.
«Abbiamo ricevuto pieno mandato dai lavoratori durante l’assemblea di venerdì scorso», affermano all’unisono i dirigenti sindacali, «per procedere al confronto con la direzione aziendale. Al tavolo chiederemo garanzie sul futuro dell’azienda e proseguiremo in un confronto serrato sul piano industriale per aggredire il mercato con nuovi prodotti, visto che gli attuali non riescono a spuntarla sul prezzo rispetto alla concorrenza. Chiederemo anche un maggiore sostegno per chi perderà il posto di lavoro, vista la decisione di ridurre l’organico per rimettere in equilibrio finanziario il futuro dell’azienda. Sapevamo che i problemi non erano stati completamente superati», aggiungono i sindacalisti, «ma speravamo di proseguire nel 2020 e magari di agganciare una ripresa del mercato. Invece è arrivata la decisione aziendale che vede un ridimensionamento del reparto indaco e tessitura per complessive 18 unità, mentre altri 2 sono gli esuberi previsti nei laboratori. Pur manifestando la nostra contrarietà diventa impossibile fermare la decisione aziendale».
Il tessile continua ad affrontare una congiuntura difficile, come ammettono gli stessi sindacati, perché la competizione globale mette fuori gioco le imprese italiane: i volumi ci sono ma diventa impossibile produrli in aziende come la Berto perché il prezzo che impone il mercato non è sostenibile.
«Per l’ennesima volta perderemo delle professionalità costruite in decenni di esperienza e soprattutto dei posti di lavoro che mettono in difficoltà famiglie che già hanno sofferto negli ultimi anni per ricorso a cassa integrazione», concludono i sindacalisti. —
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