La crisi senza fine dell'Arcella: ecco i negozi che chiuderanno entro fine anno

PADOVA I titolari dei negozi di abbigliamento Collezioni Arcella e Talita hanno deciso di abbassare le serrande il 31 dicembre 2020. E anche Alessandra Coltri, titolare di Intimi Segreti, la boutique che si trova all’incrocio tra via Tiziano Aspetti e via Pietro Selvatico, si sta organizzando per chiudere. In pratica solo in Prima Arcella gettano la spugna altre tre attività commerciali.
«Le entrate sono inferiori al 50%», spiega la signora Coltri, «I costi di gestione superano di gran lunga gli incassi. Ho chiesto la diminuzione dell’affitto, ma mi è stato rifiutato. In zona sono stati aperti troppi negozi stranieri. Sono arrivati nuovi residenti, molti stranieri, che non hanno le nostre abitudini nel vestire.
Tutto il tratto di Prima Arcella, che va dal cavalcaferrovia Borgomagno all’angolo con via Tiziano Minio, è diventato una brutta zona. Mi dispiace moltissimo andare via, ma non c’è alternativa. Io lo gestisco da 21 anni, ma il negozio esiste dal 1928, da prima della Seconda Guerra Mondiale». La titolare di Collezioni Arcella si chiama Sandra Noventa. È molto arrabbiata: «Lavoro da 42 anni», spiega la commerciante, «Prima come commessa e adesso da padrona.
Ho deciso di chiudere perché non si può andare avanti di fronte a questo nuovo paesaggio urbano, che ha stravolto la vita di un intero quartiere. Io stessa, di sera, ho paura di mettere il naso fuori dal negozio. In estate, poi, dai cassonetti sistemati davanti alle vetrine spuntano anche i topi».
Dopo la denuncia dei tre titolari dei negozi in chiusura, intervengono nella polemica Antonio Foresta, presidente della commissione urbanistica e Luigi Tarzia, presidente commissione sicurezza. Entrambi arcellani da decenni.
«A questo punto bisogna copiare la delibera che, due anni fa, ha fatto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, quando ha posto un tetto nell’apertura dei negozi stranieri», osserva Foresta, «Altrimenti tutto l’asse via Aspetti-via Reni diventerà un unico bazar formato solo da attività commerciali gestite da immigrati.
Oltre ai negozi, bisognerebbe effettuare controlli sul metodo di come tanti bengalesi, proprio in Prima Arcella, acquistano nuove abitazioni a prezzi maggiorati penalizzando le giovani coppie padovane che cercano casa».
Pungente il commento di Tarzia: «I commercianti in crisi hanno ragione. Bisogna dire stop alle continue aperture di nuovi fast food, quasi sempre gestiti da stranieri, dove, sempre più spesso, le istituzioni devono spendere risorse per tenerle sotto controllo. Specialmente alla sera. La situazione è gravissima. È arrivata l’ora di costituire un tavolo permanente».
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