La denuncia a Padova: «Le ceneri di mamma in una scatola e trasportate come calcinacci»

PADOVA. «Vedere arrivare le ceneri di mia mamma in uno scatolone di cartone portato dai muratori, è stato come vederla morire ancora una volta. Nulla contro gli operai, sia chiaro. Ma è stato un grande dispiacere». Giorgia Zampieron, 46 anni, dell’Arcella, pensa e ripensa al giorno della tumulazione delle spoglie della madre e dice che così non se lo sarebbe mai immaginato. «L’hanno trasportata come fosse un carico di calcinacci. Mi sento ferita, offesa e voglio andare fino in fondo per capire se tutto ciò che è successo è corretto».
il lutto
Giorgia Zampieron ha detto addio alla madre Antonia Casamonica, 73 anni, il 1 marzo scorso. Barista conosciuta tra città e periferia, Antonia se n’è andata per un infarto improvviso, mentre preparava la colazione in casa. Negli ultimi tempi aiutava la figlia nella gestione del “Festival snack bar” di via del Plebiscito. Una donna attiva, insomma. Una donna che se n’è andata all’improvviso, senza alcuna avvisaglia.
Un trauma per la figlia e per tutti i nipoti.
il funerale
Il funerale viene celebrato giovedì 4 marzo nella chiesa di San Carlo e la famiglia decide di cremare la salma. «Mi hanno detto che sarebbe stata cremata il martedì successivo e mi danno appuntamento al venerdì (19 marzo) per la tumulazione» racconta Giorgia Zampieron. «Mi presento con i figli davanti al cimitero di Voltabarozzo, dove avremmo dovuto lasciarla e arriva il camion con il cassone e tre operai a bordo. Scendono, uno tiene sotto braccio uno scatolone di cartone, dall’altra parte invece regge gli attrezzi da lavoro. Viene incontro a me e mi dice: chi la vuole tenere? Pensavo avesse bisogno di aiuto, credevo mi stesse chiedendo di reggergli qualche attrezzo. Invece parlava di mia madre. Nello scatolone c’era mia madre».
la lite
Appena ha capito che dentro la scatola c’era l’urna con le ceneri, Giorgia è andata su tutte le furie. «Gli ho chiesto se fossero impazziti. Era la prima volta che vedevo una cosa del genere. Non ho esperienza in fatto di funerali, grazie al cielo. Ma com’è possibile che le ceneri di un defunto vengano trasportate con così poco rispetto?». C’è stato un piccolo parapiglia in cimitero, quindi. I figli hanno tentato di tranquillizzare la loro madre, per fare ultimare le operazioni agli operai.
la protesta
Sono passati giorni ma la donna non riesce a metabolizzare. Ci ha provato ma non vuole dimenticare.
«Ho telefonato all’impresa di pompe funebri e mi hanno detto che non avevano tempo di venire. Gli operai hanno riferito di lavorare per conto del Comune. Ma io mi sento lesa e voglio capire se in qualche modo sono stati lesi i diritti miei e della mia famiglia. Ho contattato un avvocato ma questa non è soltanto una faccenda legale. È tutta questione di tatto, di delicatezza, di saper trattare le persone. Anche se ci sono migliaia di morti, non possono diventare numeri, non si può ridurre tutto a una pratica da sbrigare».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova