La difesa di Cappadona «Mai coinvolto in Arpav»

«Non ho mai messo il naso su Arpav. Sono un uomo dello Stato, ho giurato sulla bandiera, sono innocente»: il luogotenente dei carabinieri Franco Cappadona (per oltre 25 anni responsabile della...
Di Elena Livieri
GENESIN - CS ARPAV - ANDREA DRAGO GENESIN - CS ARPAV
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«Non ho mai messo il naso su Arpav. Sono un uomo dello Stato, ho giurato sulla bandiera, sono innocente»: il luogotenente dei carabinieri Franco Cappadona (per oltre 25 anni responsabile della sezione di polizia giudiziaria della procura padovana) ha voluto rendere spontanee dichiarazioni ieri mattina in apertura della penultima puntata del procedimento che lo vede imputato insieme all’imprenditore Mauro Bertani: per il primo l’accusa è di tentata concussione aggravata e continuata per la presunta tangente offerta all’avvocato Andrea Drago quando era direttore generale dell’Arpav per portare la nuova sede dell’agenzia negli spazi del Net Center in via Venezia dove si trova l'hotel “B 4” realizzato dall’imprenditore piovese; quest’ultimo è accusato invece di corruzione per avere offerto 300 mila euro a Drago.

«Con Drago ho solo partecipato a una cena a Monselice, al ristorante Campiello, nel 2008. Il Net è stato scartato dalla selezione per la sede Arpav nel 2009, il mio nome si incrocia a quello di Drago solo successivamente» ha scandito composto il luogotenente. Oltre quattro ore ha parlato il suo difensore, l’avvocato Tommaso Calderone, che ha sottolineato su tutto il “vuoto probatorio” su cui si fonderebbe l’accusa, dal momento che prova della tangente non c’è. Il legale ha concesso pochi sconti nella sua arringa finale, chiedendo, ovviamente, l’assoluzione del suo assistito. L’accusa, invece, per Cappadona ha chiesto quattro anni e mezzo, mentre per Bertani tre anni e nove mesi. E c’è poi il milione e 300 mila euro chiesto come risarcimento da Drago (difeso dall’avvocato Giovanni Chiello): 800 mila euro di danni patrimoniali e 250 mila di danni morali, chiesti in solido ai due imputati, mentre 250 pretesi solo dall’imprenditore.

«Il luogotenente Cappadona non ha commesso alcun reato, è un uomo innocente per cui chiedo l’assoluzione» ha detto l’avvocato Calderone, «con questo processo se n’è andato il suo nome, anni di sacrifici e di lavoro al servizio dello Stato. È una brutta storia che doveva concludersi diversamente. Speravo che dal pubblico ministero arrivasse la richiesta di assoluzione» ammette il difensore del luogotenente, «ma è stata una speranza vana. Da tutto questo procedimento non è emerso affatto che Cappadona sia un traditore dello Stato e dei magistrati, bensì il contrario. Ha sofferto, paga le conseguenze di queste accuse, ma la fiducia nel Tribunale rimane intatta». E la stoccata finale, senza esclusione di colpi: «Abbiamo assistito a tanti brutti comportamenti in questo processo, che neanche in quelli di mafia si vedono».

Lunedì è previsto l’intervento dell’avvocato di Mauro Bertani, Paola Rubini. E quindi la sentenza.

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