La disperazione delle società «Così rischiamo di morire»

la mobilitazione
Fermi tutti. L’alt dei presidi suona come una condanna a morte per lo sport di base, che in provincia conta quasi mille società e 87 mila tesserati di 45 federazioni. Senza palestre scolastiche, le società possono solo alzare le mani e arrendersi. Con conseguenze devastanti da tutti i punti di vista: atleti in fuga che non ritorneranno alla base, salute e benessere che si perdono, ragazzi allo sbando. Una generazione che rischia di bruciarsi.
i primi effetti
Arrivare a luglio senza poter programmare la prossima stagione è già un danno. «Altrove, penso alla provincia di Venezia, l’attività è già ripartita. Noi invece dobbiamo chiederci se e dove potremo fare qualcosa», attacca Mirco Savonarola, responsabile Pallavolo Savonarola (e Nativitas) che aveva in gestione la palestra Fusinato, dove si allenano un gruppo di bambini, due squadre giovanili e una prima divisione. «Di questi tempi, noi inoltravamo la solita domanda in Provincia e avevamo automaticamente l’ok per l’uso. Ora temo che le nostre atlete, nell’incertezza, vadano a fare altri sport. Così ai danni del calo demografico si aggiungeranno quelli di intere annate perse».
niente campionati
Franca Zanon, presidente del Blu Volley, ha il paracadute di una palestrina privata in Sacra Famiglia. Ma il suo problema è l’indisponibilità della palestra dello Scalcerle, dove si allenano anche l’Usmi e l’Horus di basket e il badminton e dove ha sede anche il progetto “Sport e carriera” con atlete universitarie. «Se ci lasciano fuori, noi dobbiamo fermare tutto, dal minivolley alla serie C», dice. «Ho 140 atlete che vorrebbero sapere cosa fare. La palestra privata può bastare per allenarsi, ma poi ai campionati chi si iscrive? Siamo tutti nella stessa situazione. E non è un problema di soldi, perché la Federazione ci sta aiutando e ci solleverà anche dal pagamento delle tasse gara. Noi siamo disposti a impegnarci per sanificare le palestre. Il problema è che i presidi devono essere sollevati dalla responsabilità per quello che succede nel pomeriggio».
all’aperto
I più previdenti stanno facendo incetta di spazi all’aperto. Gaetano Ingrosso, Olimpia Volley, porta i suoi ragazzi fuori dal Duca degli Abruzzi, ma sulla palestra coperta di quella scuola (dove si allenano anche squadre di hockey in carrozzina, serie A, e pattinaggio), come su quella comunale della Boito, non può contarci. «Il primo problema è la mancanza di chiarezza. Ho paura per il futuro degli sport indoor. Io non posso costruire squadre né cercare sponsor. Se non si sblocca la situazione - e in fretta - muore tutto lo sport di base».
l’occasione persa
Massimo Caiolo (Run & Jump, basket) avrebbe voluto ricominciare già un mese fa. «Giugno poteva essere il mese perfetto per sperimentare, visto che le scuole erano vuote. Ora sono preoccupato, anche per i costi. C’è tanta confusione su igienizzazione e sanificazione e sulle certificazioni da dare alle scuole. Oltre a non poter programmare, abbiamo difficoltà anche a capire cosa si può fare».
massimo grado di difficoltà
Roberto Bosello, della pallacanestro Gattamelata, da anni gestisce sia la palestra del Severi (dove si allenano anche Cadelfa e Mortise) sia quella del Modigliani, dove si fa pattinaggio oltre al basket. «La convivenza tra sport e scuole è sempre stata complicata, anche solo per le manutenzioni. Ma in qualche modo ce la facevamo», racconta. «Ora siamo a un livello impossibile e imprevisto. Noi siamo pronti ad assumerci tutti gli oneri di pulizia che decideranno i presidi, a condizione di ricevere anche noi gli impianti puliti. Ma la soluzione deve arrivare dal Governo e forse bisognerebbe togliere l’autonomia sulle palestre alle scuole per restituirla alle Province e ai Comuni, così che poi si facciano carico loro di assegnarle in gestione». —
cric
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