La figlia di Fogar: «Continuate a cercarli!»

BOVOLENTA. Un’altra giornata di ricerche, un altro giorno con il cuore in gola per i familiari di Antonio Voinea, il marinaio trentenne scomparso in mare da oltre una settimana mentre stava compiendo la traversata dell’Atlantico sulla barca a vela “Bright” dell’amico skipper Aldo Revello, con lui a bordo. Dei due velisti ancora nessuna traccia, ancora nessuna notizia: ieri, contrariamente alla previsioni, la nave Alpino della Marina Militare italiana ha continuato a pattugliare l’ampio tratto di mare fra le isole Azzorre e lo stretto di Gibilterra. Per il terzo giorno ha perlustrato, insieme a una nave della Marina portoghese, centinaia di miglia quadrate scrutando fra onde alte due metri anche con l’aiuto di un elicottero. A Bovolenta la famiglia Voinea è provata da questa estenuante attesa, ma la speranza non viene meno. «È importante che continuino a cercarli» afferma Alice, la sorella maggiore di Antonio «ma anche che ci facciano sapere cosa hanno intenzione di fare. Siamo noi che dobbiamo procurarci le informazioni e le notizie. Non sappiamo ancora cosa succederà domani e speriamo solo di uscire al più presto da questo incubo iniziato una settimana fa. Siamo in costante contatto con Rosa Cilano, la moglie di Aldo, ma nemmeno lei ieri ha ricevuto aggiornamenti su come stanno procedendo le ricerche». Fin dal mattino Rosa ha cercato informazioni dalla Farnesina e dalla Marina Militare: «Stiamo aspettando e sperando» conferma la moglie dello skipper spezzino «e sappiamo solo che la nave Alpino ha proseguito le ricerche anche ieri. I giorni passano ma sono certa che Aldo e Antonio sono saliti sulla zattera di emergenza, sulla quale si può resistere a lungo. Non sappiamo cosa sia successo sulla “Bright” e perché il dispositivo di allarme abbia smesso di funzionare, ma stiamo parlando di due marinai esperti». Invita a non sospendere le ricerche anche Francesca Fogar, figlia del navigatore Ambrogio, sopravvissuto su una zattera per ben 74 giorni: «Mio padre e il suo compagno di viaggio erano riusciti ad afferrare pochi viveri e a calare in mare la zattera mentre la barca affondava, per questo chiedo di non sospendere le ricerche, non sospendere la speranza. Aldo e Antonio sono là, da qualche parte, e stanno lottando». Intanto i ricercatori del Cnr dell’Istituto di Scienze Marine di Venezia hanno provato a circoscrivere l’area della possibile deriva della zattera, incrociando decine di dati: un braccio di mare lungo 250 chilometri e largo 20 chilometri a est delle Azzorre. Ma ogni giorno che passa l’area di deriva si fa sempre più ampia.
Nicola Stievano
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