La forza di Bruna, virus sconfitto a 95 anni
L’anziana, dimessa dopo 39 giorni a Schiavonia e un doppio tampone negativo, ha chiesto alla figlia il brodo “coi oci”

Este (PD) 04 Maggio 2020. Toniolo Bruna di quasi 95 anni vince la battaglia contro il COVID. Nella Foto: la signora Bruna Toniolo duranre il ricovero in ospedale
ESTE. Per il suo ritorno a casa, dopo 39 giorni di permanenza al Covid Hospital, ha fatto solo una precisa richiesta: «Fame el brodo coi oci». Il “brodo coi oci”, giusto per chi non mastica bene il dialetto, è quel brodo in cui le bolle di grasso in superficie sembrano quasi degli occhi che galleggiano. A richiederlo è nonna Bruna, che ieri ha vinto la sua personale battaglia con il Covid-19: a 95 anni, Bruna Toniolo ha ottenuto il secondo tampone negativo e ha potuto tornare a casa, nella sua Este.
La signora Bruna – quattro figli, cinque nipoti e due pronipoti – al Covid Hospital di Schiavonia era entrata lo scorso 27 marzo. «La stavamo curando per una sciatica» spiega la figlia Rita Dominici «in quel venerdì mattina, però, i problemi erano ben altri. Mamma faceva seriamente fatica a respirare, così, da un giorno all’altro. Abbiamo chiesto l’intervento del 118 e in poche ore è stata trasportata all’ospedale di Schiavonia». Inutile dirlo, l’anziana è risultata positiva al coronavirus. Bruna è finita quasi immediatamente in Terapia subintensiva: fortunatamente non è stato necessario intubarla, ma per oltre 39 giorni ha dovuto sopportare la mascherina con l’ossigeno. «Ci siamo sentiti tutti i giorni, sia per telefono che attraverso le videochiamate» racconta la figlia Rita «per questo devo ringraziare il personale medico dell’ospedale: c’erano delle ore della giornata in cui poter contattare i medici o fare le videochiamate, ma di fatto questi straordinari professionisti sono sempre andati al di là dei limiti, dimostrandosi disponibili ad ogni esigenza».

Este (PD) 04 Maggio 2020. Toniolo Bruna di quasi 95 anni vince la battaglia contro il COVID. Nella Foto: la Signora Bruna Toniolo (a destra) con la figlia Rita Dominici (a sinistra)
Via via Bruna ha recuperato capacità respiratoria e, soprattutto, ha scacciato il virus tanto da ottenere il doppio tampone negativo. Ieri pomeriggio è stata finalmente dimessa, a 39 giorni dal suo ricovero: «A casa dovrà continuare a rimanere a letto e soprattutto dovrà mantenere l’ossigenazione con mascherina, tanto che l’ospedale ha già provveduto a farci avere le apparecchiature domestiche, ma l’importante è che mamma Bruna sia a casa» prosegue la figlia che racconta tutta la tensione vissuta in queste settimane: «Ogni notte temevo la chiamata dei medici. Aspettavo che mi dicessero che era finita. La vera angoscia non è tanto pensare di perdere una madre – soprattutto a una certa età è normale che arrivi anche questo momento – quanto non poter vivere con lei gli ultimi momenti. Mia madre potrà vivere ancora un giorno, un mese, un anno o spero molto di più, ma lo farà con la sua famiglia accanto».
Per Bruna, però, i pensieri sono ben altri: «Varda che non te me disi ’na roba par ’n’ altra» ha risposto la 95enne alla figlia che le annunciava l’imminente dimissione dall’ospedale «un dì in pì chi dentro el xe come un ano». Un giorno in più in ospedale, per Bruna, sarebbe pesato come un anno. Anche e soprattutto per il cibo, visto che l’anziana è ottima cuoca e buongustaia: «Mi ha espressamente chiesto che al suo ritorno fosse pronto il brodo di gallina, quello con gli “oci”» spiega divertita la figlia «Non solo, per i prossimi giorni ha mostrato desiderio anche per un piatto di polenta e baccalà».
Oltre alla buona cucina, arriveranno anche i sorrisi commossi degli altri figli, Carlo e Roberto (Silvano è mancato dieci anni fa), dei nipoti Elena, Alessandro, Cristian, Michele e Luca e dei due pronipoti. A loro, nonna Bruna ha dedicato l’intera vita: dopo aver lavorato per qualche anno come infermiera, la donna una volta sposata si è votata alla cura della casa e alla crescita di figli e nipoti, anche e soprattutto negli anni più difficili.
«Va sempre ricordato che lei, come molti dei nostri anziani, ha vissuto e superato anche una guerra» conclude la figlia Rita «leggere, in questi mesi, che c’era chi riteneva sacrificabile la vita di queste generazioni, che hanno creato il nostro presente, mi ha fatto davvero male, e lo ha fatto ancor di più quando in ospedale c’era mia mamma. Dobbiamo solo avere cura e rispetto per i nostri anziani, e sperare che per tutti sia garantita la massima dignità».
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