La guardia giurata si difende «Mi hanno puntato la pistola»

Nei campi poco distanti ritrovata un’arma giocattolo usata probabilmente dai malviventi Il vigilante ha tentato di fermare la banda, ma per lui l’accusa è di tentato omicidio
Filippi Barcon via Pomini luogo scontro a fuoco metronotte e ladri arrivo pm
Filippi Barcon via Pomini luogo scontro a fuoco metronotte e ladri arrivo pm

VEDELAGO. «Mi sono sentito in pericolo, ho visto una pistola ed ho sparato». Si è difeso con queste parole il metronotte padovano Massimo Zen, di 47 anni, davanti al sostituto procuratore Gabriella Cama, durante l’interrogatorio, nel primo pomeriggio di ieri, nella sede della stazione dei carabinieri di Vedelago. Il vigilante dei Rangers della Battistolli (assistito dall’avvocato Daniele Panico) è indagato con un’accusa pesantissima: tentato omicidio. Un’accusa che potrebbe ulteriormente aggravarsi se Manuel Major, il bandito colpito alla testa da un bossolo della Glock calibro 9, in dotazione al vigilante padovano, non dovesse farcela.

Per tutta la giornata di ieri gli investigatori dell’Arma hanno effettuato rilievi nella zona di via Pomini a Barcon di Vedelago, teatro della sparatoria, a caccia di bossoli e tracce utili per le indagini. Per il momento, i carabinieri hanno repertato i tre bossoli sparati dalla pistola del vigilante. Ma in un campo, a 200 metri dalla Bmw abbandonata dai due complici, hanno trovato anche una pistola giocattolo, una replica fedele della Beretta, senza il tappo rosso.

Si tratta di un ritrovamento molto importante che avvalorerebbe la versione del vigilante, che si è subito difeso sostenendo di aver esploso i colpi d’arma da fuoco dopo aver visto che uno dei banditi, dal finestrino dell’auto, gli aveva puntato una pistola contro. Non solo. L’uomo avrebbe detto anche di aver sentito uno sparo ma gli accertamenti dei carabinieri, sia all’interno della Bmw che all’esterno, in prossimità del punto dove si è svolta la sparatoria, non avrebbero avuto riscontro. In altre parole nell’auto dei banditi non sarebbe stata trovata polvere da sparo, se non quella dentro le “marmotte” usate per far saltare in aria i bancomat. E neanche all’esterno sono stati trovati bossoli diversi da quelli sparati dalla Glock in dotazione alla guardia giurata.

Nel corso dell’interrogatorio del pubblico ministero, il 47enne padovano ha ricostruito nei dettagli la dinamica della sparatoria.

Il vigilante era alla guida della Fiat Punto in dotazione ai Rangers quando, via radio, ha sentito che una banda di malviventi aveva appena fallito un colpo alla filiale di Veneto Banca di Falzè di Trevignano. Intuendo che una delle vie di fuga potesse essere la provinciale 19, il vigilante ha deciso di dirigersi verso Barcon di Vedelago nel tentativo di bloccare la Bmw grigio metalizzata. All’inizio della strada, all’uscita di una curva che precede un lungo rettilineo, il vigilante ha messo di traverso alla carreggiata la sua auto, poi è uscito e si è riparato dietro la macchina proprio mentre la Bmw dei banditi arrivava da Falzè in direzione di Vedelago. I banditi, inseguiti a distanza da due pattuglie dei carabinieri, vedendo l’auto si traverso hanno rallentato e l’hanno aggirata per continuare la fuga. È stato in quel momento che è avvenuta la sparatoria. Il vigilante ha visto una pistola puntata contro di lui da finestrino della Bmw e, sentendosi in pericolo, ha esploso i tre colpi. Uno ha colpito il vano motore, l’altro l’autista ed il terzo è stato sparato sul retro della Bmw in fuga. Poi è risalito in auto ed ha percorso altri duecento metri all’inseguimento dell’auto dei banditi. Che ad un certo punto s’è fermata. L’autista, Manuel Major, colpito alla testa ha perso i sensi ed i due complici, con il bottino del colpo alla Popolare di Vicenza di Villorba sono fuggiti per i campi, abbandonando la pistola giocattolo poco distante. Gli investigatori non escludono che i banditi avessero un’altra arma funzionante e che, per questioni di opportunità, se la siano portata con sè, abbandonando solo quella giocattolo.

«Confido nella magistratura - ha detto l’avvocato Panico, il legale che tutela il vigilante - e spero che venga fatta chiarezza e venga scagionato il mio assistito». La Battistolli ha affodato in un comunicato la sua voce: «La Rangers Servizi di Sicurezza è profondamente colpita da questo grave fatto e preferisce mantenere una posizione di riservatezza e collaborazione con la magistratura. La Società si riserva ogni azione a tutela della propria immagine e di quella dei propri dipendenti».

Marco Filippi

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