La guerra degli Arengi Ora Fabrizio accusa la sorella Antonella

Lei l’aveva portato in tribunale per truffa: dopo l’assoluzione lui ha deciso di denunciarla per calunnia, udienza a dicembre



Fratelli contro. O fratelli coltelli. Anzi, «la fratellanza è il legame di famiglia che si rinnega più facilmente, quasi con superficialità, con indifferenza, specialmente quando tutto è avvelenato dall’interesse» ha scritto nel libro dal titolo “In ordine sparso” (edito nel 2013) uno dei protagonisti di questa saga familiare.

Una saga caratterizzata da scontri a colpi di azioni giudiziarie, cifre a troppi zeri, interessi da capogiro e (chissà) forse gelosie coltivate da esperienze che affondano le radici nel lontano passato familiare.

La saga

I protagonisti? Lui Fabrizio Arengi Bentivoglio, padovano classe 1964, nome noto nell’alta finanza con quartier generale a New York da ormai un ventennio, a capo della holding di famiglia Fidia spa, già manager di multinazionali farmaceutiche tra cui Pfizer e Bristol-Myers Squibb e scrittore per passione; lei Antonella Arengi Bentivoglio, classe 1962, legata alla città di nascita dove vive in uno storico palazzo a due passi dal Teatro Verdi. In comune? Un padre dalla personalità carismatica e forte, l’avvocato imprenditore Ennio Arengi, morto alla vigilia di Natale del 2009, già presidente dell’Associazione industriali della città del Santo che guidò fra il 1989 e il 1993, ex padrone di quello che fu per alcuni anni un gioiello della farmaceutica nazionale (la Fidia di Abano Terme), nei guai anche per bancarotta in seguito al dissesto dell’azienda poi ceduta. A dividerli? Una lotta senza esclusione di colpi. Una lotta che prima ha spedito a processo Fabrizio, accusato dalla sorella di truffa e di aver falsificato il testamento paterno (processo concluso con l’assoluzione); ora ha riservato la stessa sorte ad Antonella, accusata dal fratello di calunnia. È stato il gup padovano Mariella Fino ad accogliere la richiesta di processare quest’ultima sollecitata dal pm Benedetto Roberti: la prima udienza il 12 dicembre. E in aula è già preannunciata battaglia: l’imputata sarà difesa dall’avvocato padovano Maurizio Merlini e dal collega del foro di Genova Aurelio Di Rella Tomasi Di Lampedusa; il fratello si è già costituito parte civile tutelato dal penalista milanese Luca Troyer.

l’eredità del padre

Durante gli ultimi anni della sua vita Ennio Arengi aveva effettuato numerose donazioni a beneficio di entrambi i figli per distribuire il consistente patrimonio familiare. Dopo la sua morte, resta indivisa una parte di beni (per lo più quote azionarie della holding di famiglia) che viene a formare una “comunione ereditaria” di cui Fabrizio è nominato rappresentante con poteri di disposizione di voti e azioni.

Guerra senza fine

Non convince la sorella quell’assetto confluito in Fidia Holding, la società di investimenti di famiglia cui una volta faceva capo il controllo di Fidia Farmaceutici (ceduta nel 2007). E che negli ultimi anni ha registrato notevoli successi con partecipazioni nel settore finanziario, immobiliare e alimentare negli Stati Uniti e non solo. Tramite la controllata americana Fidia Capital, la Holding acquista nel 2010 l’88% di Patriot Bank salvando l’istituto del Connecticut con un investimento di 50 milioni di dollari. Ancora, mette le mani su Hint Water, società di San Francisco e sulla newyorkese Cais (Capital Integration Systems), società che ha sviluppato una piattaforma tecnologica dedicata al settore del wealth management. E compra Hana Small Business Lending, specializzata nei prestiti per le Pmi (piccole e media imprese) americane.

I dissidi

Ma tra i fratelli, nessun accordo. Il 19 settembre 2013 Antonella promuove un arbitrato: vuole la revoca della comunione ereditaria. Di più: reclama la revoca dalla carica di rappresentante in Fidia spa del fratello con l’annullamento delle convenzioni fra loro stabilite per regolare i rapporti patrimoniali. Il motivo? Anomalie nell’operato che, a suo dire, si sarebbero risolte da parte del fratello Fabrizio nell’esercizio del potere di rappresentante a proprio esclusivo vantaggio. E a danno della sorella.

Nelle more del giudizio di merito dell’arbitro, Antonella propone anche un ricorso urgente replicando la richiesta davanti al tribunale di Milano (sezione in materia di imprese) sostenendo l’imminente pericolo di gravi pregiudizi. Niente da fare. Il giudice Elena Riva Crugnola boccia il ricorso il 24 luglio 2014.

Si va sul penale

Ma dieci giorni prima Antonella ha firmato una prima querela, insistendo sulla falsità nel testamento olografo sottoscritto dal padre e pubblicato a Milano il 30 aprile 2010 dal notaio Monica Zara, mentre una successiva denuncia è presentata il 22 dicembre. Sotto accusa il fratello e l’avvocato Enrico Maria Tabellini (quale consigliere in Fidiafin) per truffa continuata e aggravata.

Scatta l’indagine e nel 2017 il processo davanti al tribunale di Milano si chiude con una doppia assoluzione per entrambi. A quel punto la reazione di Fabrizio che denuncia la sorella. La procura di Milano apre un’inchiesta, poi gli atti sono trasmessi per competenza a Padova dove si sarebbe consumato il reato con la presentazione delle due querele. Ora ricomincia un’altra guerra. Ancora una volta in aula, a ruoli invertiti. —

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