La Lipu libera i rapaci e chiude l’“ospedale” dove curava i volatili

CINTO EUGANEO. «Questa è l’ultima liberazione di rapaci prima della chiusura del nostro centro. Adesso chi penserà a loro?». I volontari della sezione padovana della Lipu domenica mattina sul Monte Cinto, dietro il Museo di Cava Bomba, hanno lanciato un appello alle istituzioni affinché il piccolo Centro recupero animali selvatici possa continuare la sua attività grazie a un rifinanziamento.

L'APPELLO «È da gennaio che attendiamo che la Provincia ci rinnovi la convenzione di settemila euro all’anno, con ogni spesa aggiuntiva a carico dei volontari» spiega Giulio Piras della Lipu Padova, «ogni anno curiamo tra i 400 e i 600 animali selvatici, ma l’incerto destino delle Province e l’assenza di garanzie sul pagamento delle parcelle dei veterinari non ci permettono di continuare in questa situazione che per noi è insostenibile dal punto di vista economico e logistico». La cura della fauna selvatica, infatti, non è di competenza della Lipu ma delle amministrazioni pubbliche.
LA STORIA «La nostra sezione Lipu è nata 25 anni fa» continua Piras, «grazie a una convenzione con la Provincia di Padova e al sostegno di due veterinari. I volontari non ci mancano perché ogni anno decine di persone si offrono di aiutarci ma senza un centro non è possibile avere una sede dove ospitare gli animali che necessitano di aiuto».

Dopo la liberazione sul Monte Cinto di sei rapaci, tra cui poiane, gheppi e un gufo comune, sotto gli occhi meravigliati dei presenti, il consigliere regionale Patrizia Bartelle ha espresso il proprio dispiacere per la mancanza di un’efficace tutela degli ecosistemi in Veneto. «La nostra è una regione disgraziata» afferma, «perché ci troviamo di fronte a evidenze scientifiche di inquinamento pesante e possiamo sopravvivere solo grazie alla tutela e al rispetto del territorio. Noi dobbiamo aiutare, non combattere queste associazioni che sono radicate nel territorio e stanno lavorando per la salvaguardia dell’intero creato».
NUTRIE In questi giorni in Regione è in fase di approvazione un progetto di legge per uccidere le nutrie che costa 500 mila euro per il solo 2016. Si teme che il controllo delle nutrie, fatto in qualsiasi stagione, ora del giorno e della notte, possa far “scappare” colpi d’arma da fuoco verso prede più interessanti, soprattutto ora che la polizia provinciale e il Corpo forestale dello Stato sono quasi smantellati.
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