La metà è la metà: la vita stessa è un mezzo tra un inizio e una fine

La rubrica settimanale dell'artista Cris Righi alle prese, questa volta, con due semifinali...

“Chi ben comincia, è a metà dell’opera.”

Qualcuno non si è mai sentito dire una frase del genere in vita sua? Non credo. Chi lo sa da quante generazioni lo si tramanda. E non solo perché ce lo dicevano quando dovevamo fare i compiti la domenica pomeriggio, ma per quella intrigante parolina che è circa a metà della frase, proprio…: “metà”.

Mentre scrivo, ho di fianco a me un altro computer, che mi trasmette in diretta le due semifinali in corso del campionato di football americano della NFL, statunitense compendio di sforzo atletico, sagra cromatica, tattica scacchistica, teatro e violenza, e cioè la ricetta perfetta dello spettacolo assicurato.

Due partite molto più intense di quella che farà loro seguito tra due settimane e cioè la finale regina di tutti gli sport, un evento che è in grado di bloccare davanti al teleschermo più di un miliardo di telespettatori: il Superbowl.

Ma come?! Due semifinali che valgono più di una finale? Forse c’è un po’ di romanticismo nella mia personalissima teoria, lo ammetto. Ma non sono del tutto sicuro che si tratti solo di cuore. Si prenda ad esempio la parola stessa, “finale”: già da sola basterebbe a toglierci qualsiasi velleità, visto che è una situazione conclusiva per definizione. E lo dice il senso comune non del football americano ma anche dello sport più famoso del mondo, il calcio: quante noiose finali abbiamo visto, quanta monotonia difensiva, quanti zero a zero, quanti catenacci, quanti rigori, tutto dovuto al fatto che nessuno dei contendenti vuol rischiare di perderla.

Ma vuoi mettere la semifinale?! Quella che ti schiude le porte? Quella in cui ci si lascia l'anima per avere accesso all'ultima partita? Ed usciamo un attimo dallo sport: non è meglio quando un amore o una passione comincia, quando non sai come andrà a finire? O l'arrivo di Babbo Natale per un bambino: quanta emozione nei giorni che precedono il 25 e che delusione nel vedere poi i giochi dimenticati in un angolo più tardi. E prendiamo pure il sesso: non è meglio il prima, del dopo? Anche se qua in verità ci fregano i giapponesi, perché dove noi “veniamo” e finiamo loro, nella loro lingua, “vanno” e cominciano...

“Nel mezzo del cammin di nostra vita...” Un gran inizio a metà, ah sì. E non scritto oggi ma più di 700 anni fa. E mica la sapeva, Dante, l’importanza che avrebbero avuto oggi i mezzi di trasporto. O quelli di comunicazione. E non è vero che noi stessi ci consideriamo una metà di un amore? E la verità! Ma la verità, signori, non sta sempre nel mezzo? !E la mezza luna, che fascino che ha! Lo sa mezzo mondo, poi, che il bicchiere lo si vede o mezzo pieno o mezzo vuoto, non ci vuol mica un medium, su! E le storie, i racconti, non sono più belli se narrati “in medias res” (proprio come la Commedia), ed il fascino del mezzosangue, andiamo, ed ancora nel calcio, chi meglio del mediano può gestire il gioco? Dal mezzo campo, ovvio.

E in conclusione: non è la vita stessa un mezzo tra un inizio ed una fine? Più semifinale di così...

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