«La mia vita rovinata per sempre da quei rapinatori»

ROVOLON. «Quei banditi hanno rovinato la mia vita e quella dei miei cari. La notizia dell'arresto mi fa un immenso piacere, la attendevo da quella maledetta sera del 21 aprile 2012». Maurizio Primucci, la guardia giurata della Civis colpita alla gamba sinistra da un proiettile sparato da un bandito la sera dell'assalto del commando al portavalori nel parcheggio del centro commerciale Iperlando di Veggiano, dopo quasi due anni si muove ancora a stento, aiutandosi con un bastone. Vive sui Colli Euganei, a Rovolon, in un appartamento in costa al monte Grande, assieme alla moglie Antonella e ai due figli di 24 e 29 anni. Ripete che la sua vita non è più quella di prima, che quell'episodio l'ha segnato per sempre. «Quel colpo di pistola che mi ha devastato la parte bassa della gamba l'ha sparato per vendetta uno dei rapinatori, perché oltre ai soldi dell'incasso del supermercato il commando pretendeva il denaro che avevamo nel furgone», afferma il vigilante. «Anche volendo, non potevamo consegnarglielo perché non era possibile per noi aprire la cassaforte del blindato. Loro forse non lo sapevano e continuavano a minacciarci anche se eravamo stesi a terra inermi. È stata una vigliaccata di cui porterò le conseguenze finché vivrò».
Cinquantotto anni, originario di Spoleto, Primucci dice che da quel giorno non riesce più a dormire, che la sua giornata non è più quella di prima, che lo assalgono continui incubi, tanto da avere bisogno delle cure di un'analista. Eppure chi lo conosce dice che è un uomo dalla fibra forte, che non si abbatte con poco. «Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte», racconta «Sono costretto a uscire in terrazza perché mi sento mancare il respiro. La gamba continua a farmi male. Mi hanno introdotto un bypass per risolvere un problema vascolare e applicato una placca di metallo per ridurre il danno ortopedico. Nonostante ciò non riesco a camminare e a guidare la macchina. L'uso della gamba è solo parziale. Ho continuamente bisogno di qualcuno che mi accompagni, ad esempio a fare le terapie e le visite mediche. L'Inail mi ha riconosciuto l'invalidità, ma non ha ancora stabilito l'entità».
La guardia giurata a malincuore teme di non poter più riprendere il servizio alla Civis, che prima di quel maledetto episodio svolgeva con passione. «Sono entrato alle dipendenze dell’azienda nel 1981. È un lavoro che mi piace, ho fatto servizio all'Università e nei punti più caldi della città», aggiunge. «Vorrei tanto riprendere, anche perché ho una famiglia da mantenere e un mutuo da pagare. Però non penso che riuscirò a farcela. Per ora sono in convalescenza e ne avrò ancora per molto tempo, visto che non riesco a reggermi in piedi senza la stampella. Devo esser grato a mia moglie che in questo periodo mi è sempre stata vicino, sostenendomi anche psicologicamente». Maurizio Primucci nelle ore immediatamente successive la sparatoria, temeva addirittura di perdere l'uso dell'arto. Anche perché il proiettile gli aveva provocato un'emorragia. L'intervento in sala operatoria della Clinica ortopedica dell'ospedale di Padova dell'equipe guidata dal dottor Claudio Iacobellis, durò oltre tre ore.
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