«La parrocchia è povera e piena di debiti»A Cittadella il grido di dolore dell'arciprete

Rivela don Brusadin che banche e fornitori avanzano i soldi del patronato, mentre «la canonica cade a pezzi»
ONERI E ONORI Don Remigio l’inaugurazione del patronato e il recente crollo dell’intonaco del duomo
ONERI E ONORI Don Remigio l’inaugurazione del patronato e il recente crollo dell’intonaco del duomo
CITTADELLA. «Abbiamo due milioni e mezzo di debiti che non so come pagare». La parrocchia del duomo è povera e l'arciprete, don Remigio Brusadin, lo ha detto chiaro e forte, ieri mattina e ieri sera, nel corso delle messe. Dopo la comunione, ha preso in mano un foglio pieno di cifre in rosso, leggendole con dignità. Con il linguaggio della verità e parlando chiaro «Questa sera mi prendo qualche momento in più, era da tempo che volevo farlo, adesso è giunto il momento».


Don Remigio è poi passato a descrivere il quadro finanziario. La generosità delle offerte non è mancata: «In questi ultimi 3 anni, abbiamo raccolto 350 mila euro in offerte e 342 mila euro in prestiti». Ma non basta. Il passivo è importante: «Dobbiamo recuperare 2 milioni e 451 mila euro: 1 milione e 80 mila euro lo dobbiamo alle banche, 1 milione e 32 mila euro ai fornitori». Gente che aspetta di essere liquidata.«Per il patronato ci siamo impegnati per 3 milioni e 700 mila euro». Ma non c'è solo il nuovo patronato di Borgo Treviso. Ci sono altri progetti da portare avanti. Eppure, forse mai come oggi, la parrocchia non ce la fa.


Don Remigio lo dice chiaramente: «Molti pensano che la parrocchia sia ricca, autosufficiente. Adesso non lo è, è povera». Al punto che «la canonica cade a pezzi». Sono parole che il parroco pronuncia senza rinunciare a un tocco di lieve ironia. E se la casa del prete è cadente, non resta che alleggerire il peso: «A volte mi capita di dire che meriterebbe visite guidate». Quasi come un reperto, una casa d'altri tempi. E poi c'è il museo «che stiamo completando e che raccoglierà le opere d'arte sacra dei 7 secoli della nostra comunità». Il maltempo, di recente, ha fatto la sua parte, colpendo la facciata del duomo: «Anche qui, per il restauro, saranno necessarie non poche migliaia di euro». La crisi si fa sentire, morde.


La parrocchia di Cittadella ricevette in eredità diverse proprietà terriere dalla famiglia Ferrettoni. «Ma quei terreni, dopo l'improvvisa crisi dell'autunno del 2008, si sono profondamente svalutati e ora non riteniamo opportuno svenderli». Si spera in tempi migliori. Si spera, manzonianamente, nella Provvidenza. Quella Provvidenza che ha fatto la sua parte, molto concreta, con i lasciti dei «Ferrettoni, e poi le donazioni dei coniugi De Nicola e della Fondazione Cassa di risparmio». Tanti, tanti pensieri; così tanti da togliere il sonno. «Confido nella vostra preghiera e comprensione, anche per riprendere a dormire un po' di più».


Ma don Remigio non è schiacciato dai pensieri materiali. Nel corso dell'omelia ha ricordato che «la povertà non è l'estrema rovina». Ben peggio è la povertà spirituale. E quindi la priorità è e sarà sempre la pastorale. Una pastorale che prima di ogni cosa mette gli ultimi, i più deboli. Nonostante le difficoltà «la porta resta sempre aperta ai poveri, che bussano ogni giorno alla mia porta. Il martedì e venerdì vengono distribuiti i viveri della Caritas, un grazie a tutti». I fedeli ascoltano le parole ferme del parroco in silenzio. Un po' tutti pensano al vangelo di Matteo: «Chiedete e vi sarà dato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:chiesa

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova