La politica abusa del fascino femminile

Non è nella scelta dei volti, del genere e delle facce che si costruisce un sistema sociale moderno e adeguato. Le cinque donne, belle, solari, glamours, che fanno da capolista nelle liste per le elezioni al parlamento europeo sono il solito tentativo ( banale, seduttivo e per questo a-sociale) di sedurre l’elettore e l’opinione pubblica segnalando così il rapporto cruciale di un femminile che in realtà stenta ad essere riconosciuto con parità e non come strategia nella logica della gestione dei poteri. Donne scelte tatticamente dagli uomini con il ridondante meccanismo di designazione entro il canone giovinezza-bellezza- aggressività, ma la parità è altra cosa e il recupero culturale di una coscienza femminile appare oggi lontano. Lo schieramento, come una foto di copertina patinata, non restituisce e soprattutto non dà la giusta possibilità al mondo femminile di essere correttamente rappresentato, bocciata viene di fatto la lista delle nuove veline imposte dal Pd, in quanto ripete lo schema già metabolizzato della ricetta berlusconiana, che ha ammiccato al mondo televisivo e dello star system. Se negli anni ’60 e ’70 un movimento in giro per il mondo si è battuto per costruire una cultura e un diritto di parità di genere, quel movimento non pensava certamente di rinunciare ai contenuti, alla preparazione, all’onestà intellettuale in nome di un’altra tipologia di femminile, molto più caro alle strategie di potere e di un certo tipo di politica. In realtà non si sa cosa pensino le donne, l’opinione pubblica, non quella fatta da un certo tipo di mondo intellettuale radical chic, ma quella molto amata nel passato proprio dalla base dei partiti politici, dove la bellezza non era rifiutata ma nemmeno premiata. Pensiamo a Tina Lagostena Bassi, a Tina Anselmi, a Emma Bonino, a Lina Merlin, donne che con fatica e con molta passione sono riuscite a scalare i vertici della politica e a battersi per i diritti delle donne. Carfagna e Minetti, pur diverse ma unite dalla fisicità dominante, rivisitate poi dalle attuali Madia e Boschi, sono state apripista al maldestro schema di sedurre l’elettorato.
Il mondo femminile però rimane a tutt’oggi emarginato, oscuri bisogni, difficili tentativi di creare un’armonia reale tra poteri e realismo sociale. Nei tribunali non basta dare sempre ragione alle madri a scapito dei padri, non fa bene alle donne perché le fa crescere con un’idea malsana di relazione e la coppia che si contrappone senza equità paradossalmente riproduce quegli schemi arcaici di recrudescenza della violenza che ha portato a vedere il femminicidio nella sua massima espressione. La politica ha bisogno di capacità, obiettività, coerenza e né le sale parto o le sale giochi privilegiate a Montecitorio, a questo punto, restituiscono la disparità di genere, in cui le donne oggi sono ancor più socialmente svantaggiate e non rappresentate. La parità non è né una parola né un atteggiamento e nemmeno una faccia da mettere in vista, bensì un contenuto profondo, un viaggio infinito e mai iniziato dell’amore degli uomini verso le donne, da tutelare per quello che sono e non per quello che ancora una volta devono essere per piacere a loro.
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