«La ricetta era autoprescritta e mi hanno rifiutato il test»

Martedì, durante l’ambulatorio, Luigino Guerrato, professione medico di medicina generale, è venuto a contatto con un paziente positivo. Motivo per cui, una volta finito il lavoro, si è recato al servizio di tamponi nell’area delle Malattie Infettive dell’Azienda Ospedale Università per sottoporsi a test, autoprescritto, ma la sua ricetta è stata rifiutato. «A causa del mio lavoro è tutt’altro che insolito incontrare pazienti positivi al Covid» racconta il dottor Guerrato «e così, martedì, dopo essere entrato in contatto con una persona contagiata mi sono recato in via Giustiniani per sottopormi a tampone. Una volta arrivato ho presentato la l’impegnativa con il mio timbro e quello del collega che stavo sostituendo in quel momento, ma le infermiere che si trovavano in servizio si sono rifiutate di sottopormi a tampone sostenendo che sarebbe stato illegale accettare un’impegnativa firmata da chi stava richiedendo il test».
La ricetta, con il timbro del medico che in quel momento il dottor Guerrato stava sostituendo oltre che - come da regolamento - con la firma il calce dell’interessato recitava: «Richiesta di tampone naso-faringeo molecolare per Covid-19» con la motivazione «soggetto esposto». «Io sono rimasto allibito» spiega «non solo perché ci troviamo nel mezzo di un’epidemia e avevo una motivazione di emergenza, ma anche perché solitamente mi scrivo da solo le ricette. L’ho fatto nel 2021 per una visita chirurgica e lo faccio regolarmente così come con anche maggior frequenza mi prescrivo i farmaci che devo assumere».
A quel punto, racconta ancora il medico, gli è stata prospettata la possibilità di sottoporsi al test a pagamento: «Ho rifiutato per principio» prosegue «ho detto alle mie interlocutrici che stavano facendo un grosso errore e me ne sono andato, verificando personalmente con il mio sindacato che non stavo violando nessuna legge poiché non esiste normativa che vieta a un dottore di autoprescriversi le prestazioni».
Tant’è il medico se n’è tornato a casa salvo ripresentarsi il giorno successivo con l’impegnativa firmata da un collega: «Quando sono tornato il personale era cambiato e non ho polemizzato» conclude il dottor Guerrato amareggiato per l’accaduto «resta il fatto che la sera precedente avevano mandato a casa una persona malgrado si fosse presentata con un bisogno del tutto lecito». —
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