L’addio commosso al piccolo Andrea Silva, morto a 3 anni: «Buonanotte robottino coraggioso»
Giovedì 26 giugno il funerale del bimbo di 3 anni, stroncato dalla malattia. Il saluto pieno di amore di mamma Giulia. Il ricordo di papà Jacopo: «Ci ha insegnato a capire cos’è davvero la vita»

Quando don Matteo Naletto ha detto: «Credo che adesso Andrea sia mano nella mano con Gesù Bambino», le lacrime hanno cominciato a confondersi con il sudore. E da quel momento la basilica del Carmine è sembrata avvolta da un’onda di amore perduto, qualcosa che usciva dal cuore di tutta quella gente venuta a salutare il piccolo Andrea Silva, un’onda di desiderio di pace, di silenzio interiore, di rispetto profondo per questo bambino che amava giocare, giocare e sorridere, e non pensare al dolore che era diventato la sua unica vita.
Il parroco ha scelto un passaggio del Vangelo illuminante: quando Gesù dice ai discepoli che se non diventeranno come bambini non entreranno nel regno dei cieli. Perché un bambino sa accettare la vita per quello che è: a volte anche ingiusta, terribile, capace di farti tanto male. Ma scegli sempre tu da che parte prenderla, e il piccolo Andrea la sapeva prendere con il suo sorriso.

Le testimonianze degli amici di papà Jacopo e mamma Giulia, strazianti nella loro sincera poesia, hanno ripetuto che Andrea voleva sempre giocare, voleva ridere con loro, e non mollava mai.
C’erano anche il sindaco Giordani e l’ex sindaco Zanonato tra il migliaio di fedeli al Carmine, poi molti imprenditori e molti giovani amici.
Jacopo Silva, imprenditore con un passato nei giovani industriali e nella politica, ha lasciato a tutti parole profonde, da uomo che ha attraversato con la moglie Giulia Binotto un percorso di consapevolezza rara in questo ultimo anno alle prese con la malattia di Andrea, un neuroblastoma che hanno tentato di curare al pediatrico Bambin Gesù di Roma prima di tornare a Padova, all’Hospice, dove Andrea ha salutato la sua breve vita.
«Abbiamo passato dei mesi durissimi», ha detto Jacopo alla platea. «Ma il nostro ultimo anno non è stato solo dolore, anzi è stato un anno intenso, profondo, che ci ha donato tantissimo». E ha condiviso i tre doni preziosi emersi dalla malattia di Andrea: «Il primo dono è stato capire davvero la vita. Capire cosa è davvero importante, capire la solidarietà, la fraternità, le priorità delle cose, scoprire la bellezza di un piccolo aiuto, di un sorriso».

Jacopo ha dedicato un pensiero particolare all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, un luogo «dove migliaia di genitori accompagnano i loro figli ammalati e si condividono fatiche, preoccupazioni, solidarietà, umanità».
Il secondo dono è stata «l'unione, la forza della nostra famiglia tutta che con grande generosità, impegno, si è messa a darci un aiuto concreto. Abbiamo scoperto che una famiglia unita e generosa è una forza straordinaria».
E poi il terzo dono: «Vivere Andrea in modo intenso e profondo. Andrea con la sua gioia cantava, saltava. Nel lettino di un ospedale, è vero, ma cantava e saltava. I medici ci hanno consigliato di lasciarci guidare dalla sua purezza ed energia, e così è stato. Tra i ricordi più cari, le corse felici nei pochi giorni fuori dall'ospedale con la biciclettina e le sue "grotte", piccoli anfratti dove Andrea inventava storie di dinosauri».
Jacopo ha concluso il suo intervento sottolineando l'eredità lasciata da Andrea: «La verità che abbiamo capito è che passiamo spesso tutti noi la vita a lamentarci e a innervosirci per cose che non valgono niente. Andrea ci ha lasciato in eredità i valori unici e veri della vita, perché i bambini ci insegnano davvero come si vive».
Subito dopo, ha parlato la mamma, Giulia: «Fino all’ultimo ho sperato che dietro l'angolo ci fosse qualcuno a dire che era stato un errore e che Andrea ce l'avrebbe fatta. Però mi sento fortunata perché in questo anno ho veramente vissuto Andrea con lui e per lui».
Ha dipinto un ritratto vivace del suo bambino: «Andrea che cresce, che ride, che fa i capricci, Andrea che gioca, che scopre quanto sono buone le fragole. Con lui ho riscoperto le gioie di una vita lenta, fatta delle certezze dei bambini. Andrea era forte come mille rocce, in grado di conquistare tutti con i suoi sorrisi. Soprattutto, Andrea ci ha insegnato ad affrontare con coraggio le paure stringendo sempre i denti».
Giulia ha assicurato che la famiglia affronterà la vita «per sempre con gli occhi che brillano e con la gioia nel cuore come ci ha insegnato lui». E ha chiuso il suo commovente addio con le dolci parole che gli sussurrava ogni sera prima di addormentarsi: «Buonanotte amore mio. Buonanotte gioiello di papà. Buonanotte bambino meraviglioso. Buonanotte robottino coraggioso».
Alla fine la piccola bara bianca ha lasciato la chiesa. Ma prima sono volati in cielo i palloncini bianchi e verdi. Soprattutto verdi, quelli che piacevano di più ad Andrea.
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