La sfida impossibile di Hawking vinta dalla forza di un sorriso

La teoria del tutto è un’interpretazione della fisica che spiega e collega assieme tutti i fenomeni fisici. Essa fa capo allo scienziato più famoso del nostro tempo, Stephen Hawking, considerato l’erede di Albert Einstein, tuttora vivente a 73 anni. A lui - autore del bestseller “A Brief History of Time” che ha venduto milioni di copie - il regista britannico James Marsh (montatore, sceneggiatore e soprattutto grande documentarista: con “Man of Wire” vinse l’Oscar nel 2008, raccontando la storia di Philippe Petit, funambolo che camminò sul filo tra le Torri gemelle nel 1974) dedica il film che prende il nome dalla dottrina, “La teoria del tutto”.
A fare la differenza con altri biopic, genere biografico evocativo, è che il professor Hawking è vivo e lotta ancora, non solo con l’universo, ma anche contro una malattia che lo colpì a 21 anni quando era studente a Cambridge, nel 1963. Una malattia degenerativa del motoneurone, che avrebbe dovuto ucciderlo in due anni e che invece gli ha tolto progressivamente l’uso degli arti e della parola, lasciandogli l’intelligenza per studiare a fondo buchi neri e origine dell’universo, ma soprattutto la possibilità di avere tre figli e una vita sentimentale che lo ha fatto giungere a 73 anni pieno di voglia di vivere.
Un film su un vivente già di per sé è un’anomalia che si spiega con l’origine del documentarista Marsh; inoltre il recente confronto con “The imitation game” sulla vita di Alan Turing potrebbe trarre in inganno, pensando a una riflessione sul peso della scienza. In realtà “La teoria del tutto” è una straordinaria storia d’amore tra due giovani e brillanti allievi di Cambridge, Stephen e Jane Wilde, la studentessa di Arte che diverrà sua moglie per 25 anni, finché entrambi prenderanno altre strade. La chiave di lettura della sua vita che James Marsh suggerisce è che la più semplice normalità permette di fare della nostra vita una cosa eccezionale. Come per il funambolo Petit, la sfida impossibile si risolve con costanza, sacrificio e un incrollabile, dolcissimo, sorriso: quello che ritrae lo scienziato in tutte le foto ufficiali e che caratterizza anche il lavoro eccezionale, questo sì, del suo interprete Eddie Redmayne, vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar, assieme ad altre quattro nomination per un film che piacerà all’Academy perché mostra, con qualche concessione da colazione del Mulino Bianco, che il sogno della emancipazione personale è possibile in qualunque condizione.
Durata: 123’ – Voto: *** ½
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