La stagione che formò Casorati

Tra Padova, Napoli e Verona scorrevano gli anni giovanili di un giovane destinato a diventare grande protagonista della pittura del Novecento. Anni di cui non tutto si conosce, e sui quali, dal 25 settembre prossimo, sarà possibile sapere molto di più. È “Il giovane Casorati. Padova, Napoli e Verona” la mostra che quel giorno si inaugura ai Musei Civici agli Eremitani a Padova; si potrà visitare fino al 10 gennaio, ed è molto attesa perché si annuncia ricchissima di inediti, sia artistici che documentari, facendo finalmente il punto sul periodo giovanile dell’attività di Felice Casorati, a fronte delle tante novità emerse in questi ultimi decenni sulla produzione antecedente la Biennale del 1907 - spartiacque fondamentale nel percorso del pittore - sul contesto artistico del tempo e la sua formazione.
A cura di Virginia Baradel e Davide Banzato, la mostra accoglie e confronta quello che fino a oggi si conosce di quegli anni fondamentali trascorsi appunto tra Padova (dal 1896 al 1907) e poi a Napoli e a Verona e contrassegnati da un fervido eclettismo, che è cifra dell’entusiasmo del principiante dotato di grande volontà, in un percorso di esperienze non allineate, che si svolge parallelo agli studi di Giurisprudenza.
Tra gli elementi messi in luce dalla mostra, e frutto di un lungo lavoro di ricerca, c’è la figura del “maestro” di Casorati, il pittore padovano Giovanni Vianello, cui va assegnato un ruolo non secondario nel periodo 1902-1906, comprensivo della partecipazione alla mostra padovana “I sette peccati” (1904) alla quale prese parte anche Umberto Boccioni e il cui manifesto venne disegnato da Ugo Valeri.
In quel periodo Casorati si getta nella nuova avventura creativa con lo stesso ardore riservato in precedenza alla musica, praticata sino ad ammalarsi. Vianello nei primi del Novecento era il pittore più considerato in città, uno dei pochissimi a esporre in mostre nazionali e internazionali, e il rapporto tra maestro e allievo non fu affatto secondario, seppure Casorati - dopo il trasferimento a Torino e la svolta radicale - abbia voluto minimizzarlo, ripudiando tutta la fase giovanile.
La mostra contribuisce a mettere in luce queste influenze, nel tratto delle pennellate o nella centralità dei colori, e lo fa con raffronti del tutto inediti. Tra le suggestioni e le scoperte, anche il Ritratto, qui esposto per la prima volta e affine ai modi di Vianello, di Tersilla Guadagnini. L’esposizione sottolinea anche la vitalità dell’ambiente artistico padovano, con presenze di tutto rilievo quali Umberto Boccioni, di cui sono esposti il “Ritratto del dottore Achille Tian” (1907) e “Donna che cuce” (1906), ma anche Mario Cavaglieri, Cesare Laurenti, Ugo Valeri e i minori, amici di Vianello, Giuliano Tommasi e Antonio Grinzato; e vuole anche riconsiderare le prime prove del giovane Casorati .
Anche il periodo napoletano è oggetto di interessanti approfondimenti: viene esposto, per la prima volta dopo l’unica mostra torinese alla Promotrice di Torino del 1908, il “Ritratto di Don Pedro De Consedo”, oltre alle “Vecchie comari” (1908) e a “Le bambine.
A sancire l’alta qualità artistica di questa fase giovanile è “Persone”, quadro che valse al pittore l’invito della delegazione del Carnegie Institute per il Premio di Pittsburgh in Pennsylvania e che già introduce alla “fioritura” del periodo veronese.
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