La storia delle donne in duecento proverbi

PADOVA. Domani alle 18 al Centro Universitario di via Zabarella a Padova viene presentato il libro di Daria Martelli (a sinistra nella foto) “Le parole di ieri sulla donna” che, come precisa il...

PADOVA. Domani alle 18 al Centro Universitario di via Zabarella a Padova viene presentato il libro di Daria Martelli (a sinistra nella foto) “Le parole di ieri sulla donna” che, come precisa il sottotitolo, è “una ricerca di genere sulle nostre radici culturali”. L’opera che raccoglie nella cornice di una storia secolare oltre 200 proverbi, una vituperosa vox populi sprezzante, ingiuriosa, distruttiva nei confronti della donna, mette in rilievo la condizione di soggezione imposta dalla famiglia patriarcale con la collaborazione della chiesa cattolica, alle donne.

Il dettato religioso sanciva che il rapporto sessuale tra marito e moglie fosse lecito solo ai fini della procreazione “Non lo fo per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio”. L’analisi storica, raccolta dai libri, dall’archeologia, ma anche dalla parola, riguarda la gente veneta anche se potrebbe essere trasportata in ogni sito dello Stivale. Sono citate le leggi che gradualmente hanno riscattato la condizione femminile, anche se tra il testo legislativo e la realtà c’è ancora una forbice piuttosto divaricata.

Stupisce che il diritto di voto sia esteso alle donne solo nel 1945 e che sia datata 1956 la sentenza della Cassazione che espropriava il marito del potere correttivo nei confronti della consorte. Ma, d’altra parte, la donna era asservita e ingabbiata, chiusa nel microcosmo della famiglia, da secoli, costretta a partorire, ad allevare figli, a indossare la “traversa” per i lavori manuali, senza regalare tempo a se stessa. C’è un proverbio sulle virtù femminili che ricevette addirittura l’imprimatur da un papa assurto agli onori dell’altare, Papa Pio X: “Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa”, adagio vernacolare che ebbe un successo sfolgorante. Altro proverbio di forte valore simbolico: “Con bastòn se doma ogni dona”, dove il bastone non è altro che il fallo.

Questo libro della Martelli è quasi un ipertesto perché ogni frase, ogni numero, ogni concetto apre un ventaglio di considerazioni che stimola il dibattito. È comunque dagli anni Settanta che l’identità femminile prende consistenza. La reazione è pesantissima: maltrattamenti fino all’assassinio: il maschio vuol far valere una sorta di diritto di proprietà, quasi che la donna fosse un bene di consumo. Nel 1992 la criminologa Diane Russel conia il termine femminicidio e, trovata la parola, si moltiplicano i casi.

Aldo Comello

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