La storia di Giuseppe Miolo che portò le viti nel Rio Grande

PIOMBINO DESE. Il cognome di Piombino più noto in Brasile e forse nel mondo è sicuramente Miolo. «Partirono da Ronchi Destra per cercare fortuna, sono diventati i più grandi produttori di vino di quello Stato», ricorda l'ex sindaco Pierluigi Cagnin. Giuseppe Miolo partì da Piombino nel 1875 ed acquistò con tutti i suoi risparmi una striscia di terra a Bento Goncalves, nello stato di Rio Grande do Sul, divenuta in seguito la capitale del vino brasiliano.
Oggi Miolo Wine Group, con circa il 40% del mercato dei vini di qualità in Brasile e il 15% di produzione di spumante demi-sec e spumanti brut, è considerata la prima casa vinicola del Brasile. Il patriarca portò la tecnica della coltivazione delle viti a pergola o con i tralicci e oggi l'attività è portata avanti dalla quarta generazione della famiglia di origini piombinesi.
Solo negli anni Settanta del secolo scorso furono importate in Brasile le coltivazioni di vitigni internazionali Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Malbec, Chardonnay, Riesling Italico, Pinot Nero ed altri sfruttando particolari condizioni climatiche che in alcune zone permettono di fare anche due vendemmie l'anno. Il gruppo Miolo, vista anche la bassa propensione a bere vino in Brasile, negli ultimi anni ha puntato sull'internazionalizzazione, alla conquista del mercato cinese. Ma oltre ai Miolo furono tante altre le famiglie partite da Piombino e dintorni ed arrivate al successo come quella dei Fraccalanza, capostipiti della "Fracalanza Matalurgica" di San Paolo. Con le crisi degli anni Duemila il fenomeno che si registra è il rientro in Italia delle nuove generazioni brasiliane. —
Francesco Zuanon
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