LA STORIA / Giro d’Europa in "Topolino" per Gastone e l’amico Furo

MONTEGROTTO. A Gastone Sgobbi il mondo non basta. Un po’ come a 007 nell’omonimo film di qualche tempo fa. Solo che Sgobbi, questo incredibile ottantaquattrenne di Montegrotto un “fenomeno” lo è davvero, senza trucco e senza inganno. E senza effetti speciali. Perché mentre lo ascolti raccontare la sua ultima impresa, il giro d’Europa a bordo di una Topolino rossa di 60 anni - pezzo pregiato di un parco di 28 auto d’epoca - a tutto riesci a pensare meno di avere di fronte un “anziano”. Con lui l’amico meccanico “Furo” (al secolo Odillo Barbiero), un altro giovanotto di 76 anni.
«Il mondo comincia a starmi piccolo» conferma lui stesso quasi con pudore srotolando una delle carte geografiche che lo hanno guidato nei 5.600 chilometri da Padova ad Auschwitz, passando per Varsavia, Amsterdam e poi di nuovo giù verso Praga, rigorosamente a 75 all’ora, tra statali e autostrade, accompagnati dalla curiosità della gente al passaggio di quella macchinina rossa che sembrava uscita da un fumetto. Ma sono sufficienti poche parole per ritrovarsi a bordo della “Topo”: «Ho voluto ringiovanire di cinquant’anni» spiega Gastone «e così ho deciso di fare un viaggio con i metodi che avrei usato mezzo secolo fa, senza navigatori o prenotazioni, solo affidandomi alle cartine geografiche e fermandomi di volta in volta tra alberghetti e case private. Un viaggio impensabile in Italia, dove per un giro del genere ti tolgono anche la camicia». Uno spirito d’avventura che non t’inventi, che si nutre con le esperienze della vita, germoglia con la prima Guzzi, lascito di papà morto quando Gastone aveva solo 16 anni, e cresce con il primo viaggio in Germania nel ’46, alla ricerca degli zii materni che dirigevano le miniere Krupp dell’Alta Slesia. Da lì in poi è come essere risucchiati nel dietro le quinte di una storia fatta di curiosità ed avventura che prende velocità negli anni Novanta quando Gastone lascia definitivamente l’azienda di rappresentanza delle serrande della Benedetto Pastore, per trasformare la sua vita in un’esplorazione continua, unica bussola quella della curiosità. Come sette-otto anni fa, durante il tour dei castelli irlandesi a bordo di una Bianchina panoramica: «Una sera ci siamo ritrovati a cena con una coppia di nobili: marito e moglie sedevano ai due capi opposti di un tavolo lungo una decina di metri e non si vedevano quasi, figuriamoci se riuscivano a conversare. Quindi ogni volta che dovevano dirsi qualcosa, sventolavano una bandierina posizionata al fianco del piatto per attirare l’attenzione dell’altro». Ma è proprio seguendo le orme della storia che si finisce per inciampare sulle rotaie dell’attualità, arrivando nella Kerala dei marò imprigionati, o evitando all’ultimo - a biglietti già acquistati - un viaggio programmato in Giappone, a pochi giorni dal disastro provocato dallo tsunami nel 2011. «Sono stato in Mongolia due volte con altrettante spedizioni del Cnr che poi ho lasciato per proseguire da solo, e ogni volta ho vissuto per 40 giorni con le tribù nomadi del deserto, visitando il cimitero dei dinosauri» racconta ancora, rivelando che, tuttavia, i posti del cuore sono quelli nascosti in un angolino, l’Australia e la Nuova Zelanda dove Gastone ha percorso 30 mila chilometri nei sei mesi che vi ha trascorso: «Quest’ultima è choccante: a mezzogiorno scii sul monte Cook le cui vette arrivano a 3600 metri e qualche ora più tardi puoi immergerti in acque tropicali, circondato dalle palme».
All’appello manca ancora il Brasile, ma «prima o poi ci vado», mentre ad ottobre Sgobbi tornerà in Sudafrica, in attesa di una nuova impresa fissata per il 2013, raggiungere la piazza Rossa con la fedele Topolino. Ton sur ton. «Non mi fermerò mai» annuncia come di fronte alla più ovvia delle domande «Cosa dicono i miei figli? che sanno quando parto, ma non quando torno. Ma poi gli mostro le foto» racconta con fare trasognato finché un guizzo gli attraversa fulmineo lo sguardo «Mica tutte. Quasi tutte» taglia corto sornione chiudendo l’album.
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