La tela sparita, un giallo da 100 mila euro

Una padovana chiede il conto al Comune di Treviso e tira in ballo l’ex questore Damiano. Ma poi scompare anche lei

PADOVA. Una tela, una donna che non si trova, il deposito di un museo e la polizia, o per meglio dire quello che all’epoca dei fatti ne era il capo, ovvero l’ex questore Carmine Damiano. Quattro elementi che mescolati insieme creano un vero rompicapo condito di mistero, tantissimi non detti e soprattutto una pesantissima richiesta di risarcimento danni: 100 mila euro.

Per capirne la portata i fatti vano percorsi, per quanto possibile, un passo alla volta. Tutto inizia alcuni anni fa quando Maria Teresa Miotto, padovana, si rivolge al tribunale di Padova accusando il Comune di Treviso della mancata consegna di una tela che aveva dato “in deposito” ai musei civici di Treviso. La tela è un dipinto raffigurante San Nicola, vescovo di Bari, ed attribuita al pittore Seicentesco Antonio Zanchi. La tela, di fatto, non c’è più. O per meglio dire non è più nelle sue mani visto che il Comune, secondo quanto accusa la donna, non l’ha restituita a lei come legittima proprietaria, ma ad un’altra persona. Chi? Qui la storia inzia a condirsi. A ritirare il quadro è stato un uomo della questura, direttamente collegato all’ex questore Carmine Damiano a cui il quadro è infine arrivato. Perchè? Bisogna fare alcuni passi indietro nel tempo e leggere un po’ di carte in cui si mettono nero su bianco i verbali di consegna in deposito di una serie di opere d’arte.

La proprietaria è la donna padovana, ma il depositario risulta l’ex questore. I quadri sono rimasti a Treviso, nelle sale interne del museo Santa Caterina, per qualche tempo. E poi ritirati e tornati in mano della proprietaria. Tutti tranne il San Nicola, a quanto pare, perché solo per questo la donna arruola gli avvocati chiedendo un risarcimento da 100 mila euro al Comune di Treviso contestando il fatto che «non sia stato resituito alla persona dovuta». Si parla dell’ex questore, della proprietaria, o del tramite? I musei, dal canto loro, cercano una mediazione, fanno vedere le carte, i verbali di presa in carico delle tele, e di restituzione, ma gli avvocati della donna (Ripa e Balbinot) non cedono e puntano il dito sull’«errata restituzione».

Il quadro non c’è, ma a quanto pare non è l’unico ad essere sparito. Il Comune, citato in giudizio, cerca più e più volte di mettersi in contatto con la proprietaria dei quadri, Maria Teresa Miotto, ma senza esito. «Noi siamo assolutamente certi della correttezza del nostro operato» assicurano da Ca’Sugana che alla richiesta di 100 mila euro, alla fine, oppone i suoi legali.

Nel carteggio tra avvocati viene coinvolto anche inevitabilmente Damiano. Ma anche per lui la donna è «irrintracciabile». Possibile? «Irrintracciabile» ribadisce lui stesso. A questo punto però sorgono altre tre domande: che ci fa l’ex questore in tutta questa storia? E poi: il quadro, dov’è? Ce l’ha lui? Una tela sparita è già una storia curiosa, ma con lo zampino di un ex questore... «La Miotto era una amica di famiglia a cui ho fatto semplicemente un favore facendole da intermediario con il Comune» dice Damiano. Il quadro? «La signora si faccia trovare...eh?» si limita a rispondere, «...e risolveremo tutto». Si, ma chi ce l’ha? «Una persona...». Chi ha un’ipotesi per capire la vicenda, batta un colpo. Al resto, intanto, penserà il giudice.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova