«La tempesta» del Giorgione tra guerra e terremoto

Dopo lo studio su Van Eyck e l’identità dei «Coniugi Arnolfini», Marco Paoli, studioso di storia dell’arte e ex funzionario dei beni Culturali, torna far parlare il mondo dell’arte con uno studio...

Dopo lo studio su Van Eyck e l’identità dei «Coniugi Arnolfini», Marco Paoli, studioso di storia dell’arte e ex funzionario dei beni Culturali, torna far parlare il mondo dell’arte con uno studio documentato e dai risultati sorprendenti su «La tempesta» di Giorgione, uno dei quadri più enigmatici di tutti i tempi, assieme alla «Gioconda» di Leonardo.

Il saggio esce a ridosso delle celebrazioni per i 500 anni della nascita del pittore. «La tempesta», capolavoro conservato alla Galleria dell’Accademia di Venezia, è tra i quadri che hanno avuto il maggior numero di tentativi di interpretazione: Paoli ne ha trovati 65 e, nella prima parte del libro, li esamina uno ad uno partendo dal 1895 per arrivare a oggi.

Nella seconda parte, ricorrendo ad inedite fonti storiche, elabora un articolato percorso interpretativo, che sembrerebbe corretto dal punto di vista filologico. Il dipinto si colloca nell’estrema fase della carriera di Giorgione, quando Venezia è drammaticamente in lotta contro la Lega di Cambrai e lo scenario è quello del settembre 1509. La città dello sfondo è Padova, reduce vittoriosa dai bombardamenti dall’imperatore ai danni delle sue mura, e il fulmine sarebbe il simbolo di quella terribile azione militare, perchè Paoli ha trovato una canzone cantata dai veneziani pochi giorni dopo il fallito assedio («La canzone della Gatta»), in cui si derideva l’imperatore per aver scatenato inutilmente su Padova una furiosa «tempesta».

Le rovine dietro la figura del giovane, con la parete sensibilmente inclinata, ricordano la circostanza di un terremoto e per Paoli si tratterebbe di quello tremendo che colpì Costantinopoli il 14 settembre 1509 e che lasciò miracolosamente salva la comunità veneziana là residente.

Questo, sapendo che una relazione dell’evento fu letta nei giorni dell’assedio di Padova in Senato e fu certamente interpretata come di buon augurio per l’esito della guerra.

Che poi ci si trovi effettivamente a Costantinopoli sarebbe confermato dalle due colonne spezzate su di un basamento rettangolare, collocate da Giorgione in bella vista, che simboleggiano il luogo «alle Due colonne», danneggiato dal terremoto e chiaramente evidenziato nelle piante quattrocentesche della città, che Paoli allega al suo studio.

La fonte letteraria che avrebbe ispirato il dipinto è l’undicesimo libro delle «Metamorfosi» di Apuleio, e la figura della nutrice è Iside, che appare in sogno, come nel romanzo.

Marco Paoli, «La tempesta svelata» ( Pacini Fazzi Ed. pp. 212 - 48 euro)

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