L’accampamento degli invisibili tra la boscaglia sulla riva del fiume

Cinque tende, una cassetta che fa da tavola e pochi utensili Don Matteo: «Non si sono mai rivolti ai servizi della Caritas» 
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TENDOPOLI SOTTO PONTE DI BRENTA
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TENDOPOLI SOTTO PONTE DI BRENTA

ponte di brenta. Due tende da campeggio, altre tre di fortuna, costruite con vecchie coperte e teloni di plastica trovati chissà dove. Al centro, ricavato da una piccola buca sulla terra, un falò ormai spento, con le braci della sera prima. Più in là alcune pentole, una ha dentro dei tozzi di pane, una cassa di legno rovesciata con una piccola tovaglietta dove qualcuno ha lasciato una bottiglia d’acqua, un coltello da cucina, appesa a un albero, una cesta di vimini. Un vero e proprio accampamento di fortuna sulla riva del fiume Brenta, all’altezza della vecchia stazione ferroviaria di Ponte di Brenta, chiusa ormai da qualche anno.

l’accampamento

Per arrivare a questo piccolo villaggio ricavato in uno spiazzo di terreno tra la vegetazione, bisogna percorrere via San Marco in direzione di Vigonza e girare poco prima del cavalcavia sopra al Brenta. Verso la fine della strada, quando la via curva sulla sinistra per non scontrarsi con i binari, sulla destra c’è una ripida stradina di sassi che conduce alla riva del fiume. Percorrendo questa via si passa sotto la linea ferroviaria, poi sotto il cavalcavia della tangenziale e quindi si raggiunge l’accampamento, nascosto dalle piante. Colpisce perché nella sua precarietà e miseria, è a suo modo ordinato. Il piazzale è pulito, appoggiata a un albero c’è perfino una scopa. Ci sono poi due ombrelli, riposti nelle nicchie formate dalla corteccia di due alberi, e “all’ingresso” una stampa della città tedesca di Bonn.

gli invisibili

La mattina nelle cinque tende non c’è nessuno. I residenti della zona raccontano che un accampamento c’era già qualche anno ma era stato smantellato dalla polizia municipale. «Vedo ogni tanto delle persone e scendere lungo l’argine» racconta una donna, « non hanno mai dato fastidio». A vivere in questo mini accampamento sarebbe un gruppo di quattro o cinque rumeni. Persone discrete, che non fanno sentire la propria presenza. «Un ragazzo e una signora anziana, entrambi rumeni, fino a un mese fa chiedevano l’elemosina di fronte alla chiesa» racconta don Matteo Ragazzo, parroco di Ponte di Brenta, «mi raccontavano che vivevano lungo il fiume, uno mi aveva anche chiesto se avevo una tenda e gliene avevo regalata una. Credo che la loro fosse una scelta. Non sono mai venuti ai servizi offerti dalla Caritas in parrocchia». —

Alice Ferretti

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