Laghizzolo, specchio in secca: «Le specie non sono a rischio»

Gli agricoltori si erano proposti per alimentare questo scrigno di biodiversità. L’ente collinare: «Non c’è pericolo, il periodo riproduttivo si conclude a giugno»

Gianni Biasetto
Il laghetto di Laghizzolo e la situazione di estrema criticità di questi giorni
Il laghetto di Laghizzolo e la situazione di estrema criticità di questi giorni

La situazione al laghetto di Laghizzolo del Venda in secca da giorni, col passare delle ore diventa sempre più critica.

Al centro della pozza che si trova lungo il sentiero 9 è rimasta solo una piccola zona umida dove si sono rifugiate le specie di anfibi e di rettili, alcune rare, che nelle prossime ore, se non arriveranno delle piogge, sono destinate a fare una triste fine.

Alcuni agricoltori del posto, venuti a conoscenza del problema, si sono offerti ad alimentare il Laghizzolo portando acqua con delle autocisterne.

«Dalle verifiche effettuate, l’ipotesi di immissione di acqua dalla rete dell’acquedotto sollecitata da parte di alcuni cittadini è da escludere perché l’acqua della rete pubblica, essendo clorata, necessiterebbe di un periodo di decantazione prima di poter essere utilizzata», spiega tuttavia il sindaco di Vo’, Mauro Delluniversità.

«L’ottimo sarebbe immettere nel lago acque risorgive o di fiume compatibili con l’ambiente». Il primo cittadino dopo alcune segnalazioni di cittadini preoccupati per la sorte degli animaletti che popolano la zona umida, si è preso a cuore il problema e dopo aver verificato la competenza si è rivolto al Parco Colli, a cui giovedì mattina ha inviato una formale richiesta di intervento.

«Dalle informazioni acquisite dal Parco», aggiunge Delluniversità, «le specie presenti nell’area non risulterebbero attualmente a rischio. Il tritone è un anfibio che vive in acque dolci ferme o a lento scorrimento, predilige ambienti ricchi di vegetazione acquatica e il cui periodo riproduttivo si concentra in primavera; la bombina variegata, piccolo anfibio dal ventre giallo maculato, utilizza piccole pozze per la riproduzione; le rane e i rospi più sensibili alla siccità si rifugiano invece in sacche di fango, dove restano in attesa delle piogge. Il Parco mi ha informato che sta monitorando l’evoluzione della situazione e che molto probabilmente interverrà martedì della prossima settimana, quando i tecnici rientreranno dalle ferie».

E proprio giovedì pomeriggio lo stesso Parco ha rincarato le rassicurazioni: «La maggior parte degli anfibi presenti nel Parco e soprattutto le specie maggiormente tutelate – rana di lataste, rana dalmatina, ululone dal ventre giallo e tritone alpestre – utilizzano per riprodursi pozze temporanee, svolgendo il resto del ciclo annuale nel sottobosco e al di fuori delle zone umide. Prediligono normalmente questo tipo di ambienti poiché grazie a tale precarietà sono anche prive di importanti predatori di uova e girini come i pesci. Il loro periodo riproduttivo si conclude nel Parco normalmente entro il mese di giugno o al massimo fino a metà luglio nel caso dell’ululone dal ventre giallo, specie per altro attualmente non presente nel Laghizzolo».

E ancora: «L’assenza di acqua nell’area umida nel mese di agosto, quindi, non va certamente ad incidere sul loro successo riproduttivo né sulla loro presenza nel sito, essendo un evento del tutto normale nel mese di agosto e al quale le diverse specie mostrano una certa adattabilità rispetto al loro ciclo biologico».

Continua l’ente: «Negli anni scorsi il Parco è intervenuto più volte con immissioni d’acqua per salvare individui presenti nelle pozze temporanee, ma nel mese di giugno, quando l’intervento aveva un senso rispetto al ciclo riproduttivo delle diverse specie».

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