L’assemblea? Al bar, il conto lo paga l’azienda

I 46 dipendenti: «Si fa sempre così». Scatta la denuncia per comportamento antisindacale

BORGORICCO. La Fiom-Cgil vuole fare un’assemblea? Si accomodi, ma al bar del paese, ché per il conto delle consumazioni non c’è problema: pagano i titolari, purché i dipendenti non si riuniscano in azienda. Se l’è sentito dire ieri mattina il sindacalista Fiom Loris Scarpa, quando si è presentato ai cancelli della Elettrodue, in via Marco Polo, dopo aver preannunciato al direttore dello stabilimento che avrebbe tenuto un’assemblea per programmare la manifestazione nazionale del 25 ottobre. L’Elettrodue, in attività dall’86, produce schede elettroniche, ha 46 dipendenti ed è guidata dagli imprenditori locali Stefano Toto e Giampietro Rettore. Scarpa, nella segreteria provinciale Fiom guidata da Antonio Silvestri ed ex sindacalista Zanussi-Electrolux e Zoppas a Conegliano, racconta che «il datore di lavoro non ci ha concesso di tenere l’assemblea all’interno dell’azienda e ci ha offerto solo la possibilità di farla in un bar vicino. Inutili sono state le mie proteste mentre i dipendenti, tra cui tantissime donne, quasi tutte molto giovani, dai 20 ai 30 anni, attendevano di partecipare all’assemblea programmata dal sindacato. Una delle dirigenti presenti ci ha anche comunicato che, da tempo, sarebbe diventata prassi abituale tenere le assemblee al bar. Tant’è che, in passato, il padrone avrebbe pagato anche le consumazioni nel locale mentre i lavoratori erano riuniti in assemblea». E ancora: «Ieri non avremmo dovuto discutere solo della manifestazione, che si terrà a Roma sabato l’altro con il comizio finale della nostra segretaria nazionale Susanna Camusso», aggiunge Scarpa. «In calendario c’erano anche altri ordini del giorno, che riguardavano recenti provvedimenti disciplinari a carico di alcune lavoratrici, da noi ritenuti ingiusti, e gli stipendi, non sempre puntuali. Comunque noi della Cgil siamo rimasti molto sorpresi dell’abitudine di tenere le assemblee al bar, come se organizzarle all’interno dell’azienda fosse un tabù da rispettare all’infinito. Una cosa è certa: molto probabilmente denunceremo la Elettrodue per comportamento antisindacale». Sintetica la risposta dell’azienda: «Ieri non siamo stati noi a comportarci male», spiegano al telefono dalla direzione, «è stato il sindacalista a non rispettare la proprietà privata, visto che voleva a tutti i costi entrare in azienda senza il nostro permesso. Comunque, se la Cgil vuole farsi un po’ di pubblicità, se la faccia pure».

Felice Paduano

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