Lavori socialmente utili caos Jobs act per gli enti

PADOVA. «Con il nuovo modello di flexsecurity (flessibilità e sicurezza occupazionale insieme) tratteggiato dal Jobs act le pubbliche amministrazioni della provincia di Padova rischiano di vacillare». A denunciare un’ulteriore attentato ai servizi pubblici è Elisa Venturini, vicepresidente dell’Anci del Veneto e sindaco di Casalserugo.
«Il governo ha messo mano a un modello, quello dei lavoratori socialmente utili, che garantiva alle pubbliche amministrazioni di sopperire al blocco delle assunzioni e del turnover con i lavoratori in mobilità» spiega il vicepresidente dell’Anci Veneto. «Persone la cui disponibilità di tempo e di competenze è stata preziosa per gli enti pubblici». Fino a oggi, infatti, i lavoratori che percepivano indennità di mobilità avevano l’obbligo, se richiamati, di prestare servizio negli enti locali come manutentori o amministrativi, addetti alle pulizie o a supporto delle segreterie nelle scuole e negli enti. Si parla di 1.270 lavoratori socialmente utili attivi nei comuni e nei centri per l’impiego, nella Provincia e nelle scuole, in Tribunale ma anche in Questura e Prefettura. Circa 400 di questi rischiano di non essere sostituiti alla fine dell’anno lasciando un vuoto difficilmente colmabile fino all’attuazione della riforma prevista dal governo.
«Con il decreto legislativo 150/2015 i lavoratori in mobilità non potranno più svolgere lavori socialmente utili e verranno sostituiti da chi è in cassa integrazione o dagli ultra 60enni» spiega Venturini. «Tutto passerà nelle mani dell’Ancrel, l’agenzia nazionale chiamata a coordinare la rete dei servizi per il lavoro, la cui attivazione è prevista per gennaio 2016. Mancano però ancora alcuni decreti attuativi per renderla funzionante. L’Ancrel dovrà poi attivare una serie di convenzioni con le Regioni che a loro volta si occuperanno di svilupparle con gli enti locali che le richiederanno. Un percorso di parecchi mesi che rischia di lasciare l’intero settore in uno stallo preoccupante». E se per ovviare a questo problema è stato prevista la possibilità di una proroga ai contratti per altri 6 mesi, il pericolo che non siano sufficienti non fa dormire sogni tranquilli agli amministratori pubblici. In molte realtà, infatti, i lavoratori socialmente utili sono parte integrante degli enti locali e raggiungono anche il 25-30% dell’intera manodopera impiegata. A portare poi la vicenda sull’orlo del paradosso è la forte presenza di lavoratori socialmente utili provenienti dalle liste di mobilità.
Riccardo Sandre
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