Le cure termali sotto accusa a Report su Rai3

Il professor Silvio Garattini  le definisce «inefficaci». Gli  addetti euganei insorgono «I suoi colleghi dell’Istituto Negri attestano il contrario» 

ABANO TERME. La trasmissione di Rai3 Report lunedì sera ha puntato il dito contro gli stabilimenti termali, tirando in ballo fenomeni di subsidenza e l’inutilità, dal punto di vista scientifico, delle cure termali. Nel servizio di Adele Grossi, Silvio Garattini, professore dell’Istituto Mario Negri di Milano, ha evidenziato come l’efficacia delle cure termali non sia riconosciuta scientificamente dall’Organizzazione mondiale della sanità e come il Servizio sanitario nazionale le consideri complementari alle cure mediche classiche.

«Sono state fatte tantissime ricerche scientifiche, che hanno attestato i benefici delle cure termali», ribatte Aldo Buja, presidente di Gestione Unica, ente riconosciuto dalla Regione per la gestione delle acque termali. «Tra queste ce n’è una anche della professoressa Corda dello stesso Istituto Negri. Sono innumerevoli le ricerche scientifiche riconosciute commissionate dal Centro studi. Quindi sentire dire che le cure termali sono inutili e che il Servizio sanitario non dovrebbe rimborsarle fa davvero sorridere». «Facciamo presente a tale proposito», aggiunge il direttore di Federalberghi Marco Gottardo, «che a fronte di 20 milioni di euro annui di rimborsi, il fatturato è di 350 milioni di euro, 150 milioni di questi servono per pagare gli stipendi e generare indotto e lavoro nel territorio».

Per quanto concerne la questione subsidenza, ossia il cedimento del sottosuolo, tirata in ballo da Report, e che ha interessato la zona centrale di Abano nel passato, Aldo Buja è chiaro. «Si è verificata a cavallo degli anni ’70 e ’80 e siamo consci che lo sfruttamento eccessivo dell’acqua termale potrebbe generarla. Proprio per questo stiamo continuamente monitorando la falda e il problema da noi non esiste. Anzi, se si emunge poca acqua il rischio è di creare allagamenti». «La falda negli ultimi anni si sta anche alzando e quindi la situazione è pure migliorata», conclude Buja, «anche perché con i nuovi pozzi in roccia si scava fino a 1000 metri in profondità e non si corre più il rischio di prelevare, assieme all’acqua sabbia e terra». —

F.FR.

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