Le estraggono il fegato per ripulirlo
L'organo, attaccato da un tumore, è stato poi reinserito su una protesi

IL CHIRURGO. Umberto Cillo
«Inoperabile». Una parola che suona come una terribile sentenza se posta al fianco del termine «tumore». L'avevano data per spacciata: 38 anni, mamma di due bimbi, colpita da una rarissima neoplasia al pancreas che aveva provocato diffuse metastasi al fegato, insensibili alla chemioterapia e sulle quali sembrava impossibile intervenire chirurgicamente. Quelle cellule maligne si stavano moltiplicando in un luogo irraggiungibile dal bisturi: sulla faccia posteriore del fegato, a pochi centimetri dalla vena cava. Ma lei non si è data per vinta. Ha bussato alla porta dell'equipe del professor Umberto Cillo, che, grazie ad un'operazione di chirurgia «estrema», destinata ad entrare nei libri di storia della Medicina, le ha salvato la vita. Un autotrapianto di fegato, un intervento della durata di venti ore, sei delle quali impiegate per ripulire il fegato dalla malattia mentre questo era fuori dal corpo, su un banco sterile. Un evento più unico che raro, destinato ad aprire la strada per il trattamento dei tumori al fegato definiti inoperabili. Una squadra di oltre dieci specialisti ha permesso alla donna di vivere senza un organo vitale per oltre sei ore mentre l'equipe chirurgica eradicava la neoplasia. «Una grande sfida - ha affermato Cillo, direttore della Chirurgia epatobiliare dell'azienda ospedaliera - un intervento che poteva essere eseguito solo fuori dal corpo per la complessità della situazione. La paziente non poteva essere trapiantata: la terapia immunosoppressiva avrebbe scatenato il tumore». Cillo ha spiegato che la chirurgia extracorporea è una tecnica ad alto rischio, ma rappresentava l'unica strada da percorrere. «Una persona può vivere poche ore senza fegato: si compromettono le funzioni renali, polmonari. Poi c'era un altro problema: ricucire un organo divenuto più piccolo dopo l'eradicazione del tumore». L'intervento ha avuto inizio alle 8.30. Quattro ore più tardi è avvenuta la rimozione del fegato dall'addome; alle 18.30 l'organo era sul banco, tre ore più tardi la sua ricollocazione. Dopo due giorni in terapia intensiva, l'intervento finale: la ricostruzione delle vie biliari in videolaparoscopia. «Abbiamo reinserito il fegato ruotato di 45 gradi, posizionandolo su di una protesi». I direttori generale e sanitario di via Giustiniani, Adriano Cestrone e Giampietro Rupolo, hanno sottolineato l'importanza di un intervento che permetterà di operare pazienti fino ad oggi definiti inoperabili. Cestrone ha poi annunciato che a breve verrà attivata un'unità operativa complessa destinata ai soli trapianti di fegato, guidata dallo stesso Cillo.
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