«Le metteva il sonnifero di nascosto». Samira era pronta a separarsi dal marito accusato di omicidio

Nuova udienza del processo per omicidio a Barbri. La moglie è scomparsa il 21 ottobre 2019. «Botte anche alla figlia»
Marito e moglie in un momento felice
Marito e moglie in un momento felice

STANGHELLA. «Io non ho paura». Samira non temeva il marito, non temeva la sua gelosia, non temeva l’idea di emanciparsi. Lo aveva detto chiaramente quando qualcuno l’aveva messa in allerta: «Samira, stai attenta a quello che fai, potrebbe farti del male».

«Io non ho paura», aveva risposto lei. È questo uno dei passaggi più forti della seconda udienza del processo verso Mohamed Barbri, 41 anni, accusato di aver ucciso la moglie Samira El Attar, 43 anni, e di averne occultato il cadavere. Samira, mamma di una bimba di quasi sei anni, è scomparsa dalla sua abitazione di Stanghella il 21 ottobre 2019: il suo corpo non è mai stato trovato. La Procura di Rovigo indica nel marito il principale accusato per la sua morte: il processo a suo carico, in Corte d’Assise, è cominciato lo scorso 29 gennaio. Venerdì si è tenuta la seconda udienza, nel corso della quale sono state ascoltate - tra gli altri - le datrici di lavoro della 43enne e la madre.

Ed è ancora una volta la gelosia di Mohamed il principale argomento portato nell’aula di tribunale. Il movente del possibile reato, più che il reato stesso. «Samira faceva da badante a mio padre e ogni tanto faceva anche la notte» spiega la figlia di G.R.

«Un giorno Mohamed mi chiama al cellulare, sostenendo che Samira si portasse gli uomini in casa di mio papà, la notte, quando era in servizio. “Impossibile”, gli ho risposto irritata. Capitava che facessi giri da papà anche alle 23, e non ho mai notato nulla di strano. Di lei ci fidavamo». La testimone, e poi anche la sorella, hanno inoltre confermato che spesso Mohamed parcheggiava l’auto nei dintorni dell’abitazione di loro padre, e che rimanesse lì a lungo per sorvegliare Samira.

Nella testimonianza delle due sorelle è inoltre stata ben delineata l’inclinazione alla violenza di Mohamed e i soprusi che sarebbero stati perpetrati alla moglie. «Samira diceva che il marito le rubava i soldi, che beveva, che la picchiava. Che picchiava pure la bambina».

Anzi, la stessa bimba avrebbe confermato: «Un giorno abbiamo visto la piccola zoppicare e le abbiamo chiesto se era caduta. “Papà cattivo”, ci ha risposto». È stato inoltre ricordato l’episodio del sonnifero, che sarebbe stato imposto con l’inganno a Samira, salvo poi essere bevuto dalla bambina: «Una sera la figlia ha bevuto inavvertitamente un tè che Mohamed aveva preparato per Samira. È immediatamente crollata e non si svegliava più. Mohamed è corso a gettare il resto del bicchiere nel water, quindi ha spiegato che era sonnifero. Lì Samira ha capito che la bevanda era per lei, e che quei sonni improvvisi che aveva patito in passato erano forse legati alle gocce versate a tradimento dal marito».

Ai medici in Pronto soccorso, quella volta, Samira aveva raccontato una bugia: il marito – stando ai racconti dei testi di venerdì – le aveva fatto capire che, senza un lavoro, in caso di separazione la figlia sarebbe andata a lui. Temeva di perderla, di perdere quella bimba che non aveva mai lasciato sola. Quello era il suo unico vero timore, non tanto l’atteggiamento o le minacce del coniuge.

Già, perché le separazione era una delle idee che Samira covava da tempo. «Non voleva più stare con un uomo che, addirittura, le metteva le pillole anticoncezionali in frigorifero perché perdessero d’efficacia», si è sentito in aula tra le testimonianza. «Un giorno ci aveva avvertito che non sarebbe venuta al lavoro perché voleva parlare con l’assistente sociale in Comune» spiegano le famigliari dell’uomo che Samira accudiva «Voleva separarsi perché era esasperata e, anzi, ci aveva chiesto il nome di un avvocato". Quel giorno è rimasta tutta la mattina in municipio».

Una delle due sorelle, passando per la piazza alle 13, aveva peraltro notato Samira questionare con Mohamed. E ancora, sia queste testimoni che V.M., altra compaesana che aveva dato da lavorare a Samira, hanno affermato che proprio negli ultimi tempi, a ridosso della scomparsa, Samira aveva cominciato a vestirsi con la tunica: «Eppure si era sempre vestita all’occidentale da quando era in Italia. Sempre negli ultimi tempi, si era pure tagliata i capelli quasi a zero. Si vedeva che erano stati tagliati con una forbice, molto male, alla bell’e meglio. Non era più la Samira che conoscevamo».

La difesa di Mohamed, ha fatto ben emergere che mai nessuno - al di là dei racconti - ha notato ferite e contusioni in Samira, che nessun avvocato si è mai ufficialmente mosso per avviare la causa di separazione dei due. La pubblica accusa, inoltre, ha preso atto delle numerose contraddizioni del racconto effettuato da Malika, mamma di Samira, rispetto alle dichiarazioni rese nei mesi alle forze dell’ordine. La prossima udienza è fissata per il 19 marzo. —



 

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