Le mura cittadine sono del Comune

MONSELICE. Hanno intentato una causa civile contro il Comune di Monselice per veder riconosciuta come loro la proprietà di 72 metri di cinta muraria storica di Monselice. Il giudice Silvia Rigon ha rigettato la domanda, condannando le ricorrenti a rifondere la parte convenuta delle spese di giudizio, quantificate in 4.500 euro. Le protagoniste di questa vicenda sono le sorelle Cecilia e Nicoletta Rami (assistite dall’avvocato Emiliano Bandarin Troi) che hanno chiamato in causa il Comune assistito dal legale Italo Begozzo. Le Rami chiedevano l’accertamento che il confine della loro proprietà corrispondesse a quello indicato nelle piante catastali che allegavano dove - sempre a loro dire - si comprendeva anche la porzione di cortina muraria che sugli stessi insiste. Le ricorrenti sostenevano di aver ricevuto da un loro antenato, Bartolomeo Ghirotti, che nel 1811 le aveva comperate dal Demanio Napoleonico, la proprietà della porzione di cinta al confine della loro bella proprietà nel cuore di Monselice. Esattamente dalla Torre da Mosto a Porta Padova. Il tutto sarebbe avvenuto in virtù di un atto di divisione del 1968 e poi dell’acquisto per usucapione in ragione delle risultanze catastali. Il Comune ha contestato, tramite l’avvocato Begozzo, che l’atto di acquisto del 1811 non faceva alcuna menzione delle imponenti mura cittadine, che non potevano ritenersi “annesso” di una semplice abitazione. Inoltre nell’accordo divisorio le mura sono espressamente indicate come «elemento esterno e confinante». «Da tutti i documenti» scrive il giudice «emerge chiaramente che la porzione delle mura di cui si discute sono estranee al compendio immobiliare». Inoltre il giudice aggiunge che «nell’atto di citazione la proprietà della porzione di mura è stata sostenuta anche in ragione dell’acquisto a titolo originario, per usucapione, tale domanda non è stata poi coltivata, non essendo stata formulata alcuna richiesta istruttoria volta a dimostrare il possesso pacifico e ininterrotto, necessario per la prova dell’usucapione. Tale circostanza è assorbente, anche a non voler considerare che il bene monumentale, costituito dalle antiche mura cittadine, non potrebbe comunque essere oggetto dell’usucapione, trattandosi di bene appartenente al patrimonio culturale pubblico, in ragione dell’interesse storico artistico.
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