Le radici di Saonara il nome da una pianta la fortuna dai fiumi e da una terra fertile

Centuriazione e reperti raccontano le origini romane La località è citata per la prima volta in un atto del 1080 
BELLUCO-FOTOPIRAN-SAONARA-VILLA LEONE SGARAVATTI
BELLUCO-FOTOPIRAN-SAONARA-VILLA LEONE SGARAVATTI

francesco jori

Una collocazione geografica a ridosso di una città fiorente come Padova; due fiumi con tutte le carte in regola, entrambi navigabili, particolare non di poco conto in un’epoca in cui le vie d’acqua sono utilissime per gli scambi commerciali: il Medoacus minor, ramo inferiore dell’odierno Brenta, e il Cornio; e un territorio fertile, ideale per l’agricoltura ma anche per l’allevamento, come testimonia il nome stesso della frazione di Villatora, Villa Taura. Ci sono tutte le condizioni, già in epoca antica, per favorire la nascita del paese che si chiamerà Saonara, probabilmente dal nome di una pianta molto diffusa in zona, la “saponaria officinalis”, le cui radici contengono una sostanza che a contatto con l’acqua produce una schiuma densa. Con queste premesse, il luogo è già abitato in epoca romana, e forse anche precedente considerando la presenza dei fiumi e la vicinanza con Padova.

È Roma comunque a dare al posto un impianto moderno, con collegamenti viari che lo raccordano con le direttrici portanti della Regio Venetia et Histria (l’odierno Nordest), in particolare la strada Annia Altinate che collega Padova con l’emergente porto di Altino sull’Adriatico; sepolcreti, cippi miliari, monete, anfore, rinvenuti in grandi quantità, ci dicono che questo è all’epoca già un centro animato, su cui è anche stato effettuato quell’intervento di urbanizzazione e lottizzazione dei terreni che va sotto il nome di centuriazione.

Contea carolingia

Il declino e la progressiva dissoluzione dell’impero, e le successive invasioni a ondate di diverse popolazioni barbariche, comportano un pesante degrado per il territorio, che comincia a risollevarsi solo verso l’inizio del IX secolo, quando sono i Franchi a prendere il sopravvento, e l’intera zona compresa tra Padova e la laguna, passando per Piove di Sacco, diventa contea carolingia fino all’arrivo di Berengario, duca del Friuli, che si fa incoronare re d’Italia. È un’operazione ambiziosa, che richiede i giusti appoggi, a cominciare da quello dell’influente potere religioso: in quest’ottica, Berengario fa dono al vescovo di Padova di ampi territori, tra cui l’intera Saccisica. E proprio con riferimento a questo passaggio troviamo, nel 1080, il primo riferimento esplicito a Saonara, in cui si confermano i diritti sulla proprietà al vescovo dell’epoca, Olderico.

Ci sono un po’ di vicende turbolente nel Duecento, quando Ezzelino conquista e tiene Padova per un ventennio; ma quando la città si prende la rivincita, l’intera Saccisica, Saonara inclusa, passa sotto il controllo del Comune, e vi rimane anche quando, all’inizio del Trecento, la città si affida alla signoria dei Carraresi.

Dominio carrarese

Solo che questi ultimi si fanno quasi subito paladini di una politica espansionistica, che mira al controllo di una parte rilevante dell’Alta Italia; e così facendo vengono in conflitto prima con gli Scaligeri di Verona, poi con la Serenissima; e il paese, alle porte del centro urbano e su una direttrice importante di transito, ne risulta inevitabilmente e pesantemente coinvolto. Poi, quando Venezia prevale garantendosi il controllo della terraferma, anche per Saonara inizia (con la sola eccezione della guerra tra la Repubblica e la Lega di Cambrai, all’inizio del Cinquecento) un periodo di sistemazioni idrauliche e territoriali e di consistenti investimenti nella produzione agricola. —

(80, continua)



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