Le star della tv fanno outing e confessano i loro difetti

VENEZIA. Anche la star hanno i loro problemi. Quello angoscioso di Martina Stella è il non amare la moda nè il red carpet nè niente di niente di quello che quotidianamente la circonda. «Ho scelto questo mestiere ma mi sento abbastanza precaria» fa outing la bionda attrice nel confessionale collettivo al primo piano di Palazzo Labia dove ieri pomeriggio, al volger della fittissima due giorni di Rai Screenings, un bouquet di belle signore e di gagliardi giovanotti ha raccontato al microfono di Luca Dini, direttore di Vanity Fair, quanto si goda, ma anche quanto si sudi, a vivere sotto i riflettori.
Due ore con il cuore in mano, o al massimo in borsetta, a spiegare quanto lusinga e insofferenza siano speculari, come sovraesposizione e privacy si confondano e perchè per continuare a essere una star bisogna (anche) farsi un mazzo così. Prendi la Gerini. La Gerini è un burro di donna che si definisce «un cuor contento» però ha perfettamente chiara in testa la differenza tra un ammiratore che le chiede un autografo e l’essere cannibalizzata da una scolaresca di 40 ragazzini. Valentina Cervi, pur essendo figlia e nipote di, ricorda che anche lei gira in pantofole e va a fare la spesa. Ragazze, attente all’effetto ciabatte, avverte Luca Dini, perchè non si può portare sulla scena Cechov e poi fare selfie in gabinetto: «Le star devono mantenere quel po’ di mistero, di distanza che li separi dal resto del mondo».
Dillo a Ksenia Rappoport che, tra Cristiana Capotondi e Chiara Francini, racconta di aver imparato la lezione della popolarità al punto da scriversi da sola le interviste, domande incluse. «Certo, addormentarsi in aereo con la bocca spalancata o finire in ospedale sconvolta, come è capitato a me, ed essere immediatamente fotografata è un prezzo piuttosto alto. Quello della star è un lavoro per il quale uno deve essere portato, altrimenti si crea una situazione difficile da gestire. Detto questo sì, ci deve essere uno spazio tra l’attore e il suo pubblico altrimenti non è possibile creare nessun mito».
Raul Bova e Giorgio Pasotti lo sanno bene. Riccardo Scamarcio ancora meglio e ci dà dentro. Venerdì sera al cocktail al Cipriani, poi al gala della Rai a San Giovanni Evangelista, ieri a Palazzo Labia e in serata all’inaugurazione della nuova boutique della Montblanc in via XXII Marzo, vive il suo star system con tutti i benefici possibili, Valeria Golino inclusa. Quindi pontifica: «Il Colosseo lo restaura Della Valle, ed è un merito, così come mi sembra un demerito il fatto che il ministero della Cultura non l’abbia fatto». Poi fa sul serio: «Io sono un attore e devo dare voce all’impalpabile, per questo sto dicendo una sequela di stronzate».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova