Leasing-truffa, autonoleggio padovano nei guai

PIOVE DI SACCO. C'è anche un piovese tra i cinque indagati nell'inchiesta della Procura di Trento sulle truffe e l'estorsione nei confronti dell'Itas Assicurazioni e del suo presidente Giovanni Di Benedetto.
Si tratta di Gabriele Trevisan, 44 anni, rappresentante di Point Rent Car, autonoleggio con sede in città. Insieme a lui, alla chiusura della prima tranche dell'inchiesta, risultano inquisiti anche l'ex direttore generale di Itas Ermanno Grassi, 50 anni di Trento, il dirigente e procuratore speciale di Itas Patrimonio Paolo Gatti, 44 anni di Milano, il titolare della Target sas Roberto Giuliani, 57 anni di Mori e Alessandra Gnesetti, 53 anni, ex responsabile gadget dell'Itas.
Proprio quest'ultima, dopo essere stata licenziata, con il suo racconto ai carabinieri del Ros ha fatto partire l'inchiesta. Nei giorni scorsi Trevisan e gli altri hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini; ora hanno 20 giorni per farsi interrogare o indicare indagini difensive. Trascorso questo termine, la Procura potrà chiedere il rinvio a giudizio.
Il piovese è accusato di truffa per aver procurato una serie di auto di grossa cilindrata ad alcuni dirigenti Itas invischiati nella vicenda facendo poi pagare il leasing alla compagnia assicurativa. A Grassi avrebbe messo a disposizione due Porsche, una Cayenne da 80 mila euro e una Carrera 911, mentre alla Gnesetti una Porsche Boxter.
Per quanto riguarda la Carrera, la difesa sostiene che fosse di Grassi e che non veniva pagata da Itas; la Cayenne, invece, sarebbe stata un'auto che gli veniva concessa come benefit in quanto dirigente del gruppo. Trevisan avrebbe comunque un ruolo marginale nell'ambito di un'indagine più ad ampio raggio.
Rispetto all'ordinanza con cui il gip trentino Marco La Ganga aveva disposto l'interdizione di Grassi, cambia una sola ipotesi d'accusa, quella relativa all'acquisto di benefit, vestiti e altri beni di lusso per un valore di 435 mila euro a spese dell'Itas.
La Procura ha riqualificato questa ipotesi da truffa ad appropriazione indebita. Il solo Grassi è poi accusato di estorsione per aver fatto pedinare il presidente dell'Itas Di Benedetto da un investigatore privato per raccogliere informazioni personali con il quale ricattarlo per ottenere premi per sè e per altri dirigenti per 392.834 euro e per essere coperto sulle presunte truffe.
L'ex direttore generale è indagato poi per tentata truffa per aver cercato di far pagare all'Itas la badante per i genitori e per messo sul conto della Compagnia una vacanza con la famiglia a Palma di Maiorca con aereo privato facendola passare per un viaggio di lavoro ad Amburgo.
Grassi e Gatti inoltre sono indagati per truffa per aver fatto passare l'attico in cui viveva il direttore generale come una sede Itas e quindi, addebitando alla compagnia 670 mila euro di spese per arredi, cucine e impianti domotici. Le tesi difensive dovranno ora essere sostenute davanti al giudice dell'udienza preliminare, sempre che la Procura chieda il rinvio a giudizio.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova