Lega, Bitonci è l’uomo forte nella corsa al vertice veneto

Le persone di carattere hanno un brutto carattere. Massimo Bitonci, il presidente della Lega veneta, conferma la bontà dell’aforisma churchilliano né appare incline a smussare le spigolosità (leggi l’ultima invettiva rivolta alle «iene ridens che si auguravano un tonfo elettorale per balzare sui cadaveri del gruppo dirigente») che accendono tensioni dentro e fuori il partito. Detto ciò, il neo deputato esce obiettivamente vincitore dalle urne del 4 marzo; regista della campagna al fianco del segretario Gianantonio Da Re, ha contribuito alla conquista di 33 seggi parlamentari triplicando i consensi popolari rispetto alle politiche precedenti e trainando il Carroccio ad un 32% che vale l’indiscusso primato regionale nonché l’en plein del centrodestra nei 28 collegi uninominali. Merito del “marchio” leghista e dell’aggressiva leadership di Matteo Salvini, obiettano indispettiti i rivali; che tuttavia, in caso di esito deludente, non avrebbero esitato un istante a crocifiggere i condottieri nostrani, addebitando loro una diretta responsabilità.
Tant’è. Rumors insistenti segnalano che il prossimo obiettivo dell’ex sindaco di Padova è la scalata alla segreteria nathional, ovvero il controllo del partitone veneto. Perché il mandato del “baffo” veterano Da Re scadrà a fine anno e non sarà rinnovato. Perché l’asse con Lorenzo Fontana, il veronese vice di Salvini, prevede una spartizione di aree di influenza con quest’ultimo candidato alla nomina di capogruppo alla Camera (il Senato spetta ai lumbard) e l’ex sindaco favorito nella corsa al timone lighista. Perché la scelta di Luca Zaia come testimonial elettorale esclusivo, caldeggiata da Bitonci che ha curato personalmente video e brochure del governatore, sancisce una pace ritrovata dopo gli accesi contrasti sul nuovo policlinico universitario. Giochi (virtuali) fatti, allora? Non proprio.
Sulla strada di Bitonci si profila la sagoma, voluminosa in verità, di Roberto “bulldog” Marcato, l’assessore allo sviluppo beniamino della base che (suscitando qualche perplessità tra i sostenitori) si è tenuto in disparte dal voto politico, limitandosi a “suggerire” la candidatura dell’amico Adolfo Zordan, il sindaco di Vigodarzere entrato nella cinquina vincente. Ma chi immagina si accontenterà di alternare valanghe di selfie con i militanti e prediche televisive a ritmo quotidiano, sbaglia i conti. In tempi non sospetti (correva l’ottobre scorso) Marcato dichiarò al nostro giornale la sua disponibilità a concorrere alla segreteria, una volta concluso il capitolo Da Re, e non ci risulta abbia cambiato idea nel frattempo. A sospingerlo in questa direzione, oltretutto, c’è il “vento dell’Alta” alimentato, tra gli altri, da Daniele Canella, Luciano Sandonà e Paolo “Fantomas” Tonin; discretamente allergici al segretario provinciale uscente Andrea Ostellari, guardano invece a Zaia e a Marcato, confidando nel congresso d’autunno per ribaltare gli equilibri attuali. Basterà a far desistere Bitonci? Manco per sogno. A suo tempo il Massimo di Cittadella sfidò un Flavio Tosi al culmine del potere e poi, incurante dei pronostici proibitivi, abbandonò la comoda poltrona di capogruppo al Senato per candidarsi a sindaco della città del Santo. La tempra combattente non gli fa difetto. Lo dimostrerà presto.
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