Legali clienti Wind ma a loro insaputa

L’avvocato Luca Voltan e tre colleghe sono stati risarciti Il tribunale: non era mai stata data disdetta a Telecom
Di Cristina Genesin

Aveva respinto tutte le offerte di aderire ai servizi proposti da Wind, non direttamente, ma attraverso il sistema degli operatori di un call center dipendenti dalla società Eurosite srl con sede a Roma, pronti a bombardare di telefonate a tutte le ore del giorno i potenziali utenti insistendo per vendere qualcosa. Niente da fare: lo studio legale con sede in via Altinate non aveva alcuna volontà di cambiare operatore telefonico. Ma l’1 agosto 2007 l’avvocato Luca Voltan e le colleghe Lorenza Bergamo, Cristiana Stefanelli e Michela Marchiori fanno l’amara scoperta: qualcuno aveva comunicato a Telecom, per conto dello studio legale, la disdetta dalle linee telefoniche, telefax e internet. A loro completa insaputa, visto che mai era stato concluso e firmato alcun contratto con Wind. Il periodo feriale è nel pieno e i legali fino alla fine del mese non riusciranno a riattivare con il vecchio operatorie Telecom quelle linee fondamentali per l’attività professionale. Anche perché Telecom pretende la disdetta da Wind prima di procedere. Disdetta immediatamente formalizzata. Indiscutibile, però, il danno. E il fastidio. Così l’avvocato Luca Voltan (con le colleghe) si rivolge in primo grado al giudice di pace che dà ragione in pieno allo studio legale, mentre Wind “resiste”. Anzi, pretende pure di ottenere ragione, tanto da fare ricorso in appello.

Ma pure il giudice di secondo grado (in questo caso la seconda sezione civile del tribunale di Padova, il presidente Ezio Bellavitis) dà ragione dello studio, bocciando l’appello di Wind e ordinando alla compagnia telefonica di risarcire con 2.234 euro l’avvocato Voltan e 1.500 euro ciascuno le colleghe, nonché di pagare tutte spese legali. Ma come era potuto succedere? Più volte i dipendenti del call center avevano contattato al telefono l’avvocato Voltan, pronto a rispedire al mittente ogni proposta. In udienza i legali di Wind hanno cercato di affermare l’esistenza del nuovo contratto stipulato, mostrando “stampate” relative alle pagine web dalle quali risultavano i contatti telefonici con il legale padovano. Contatti attraverso i quali era stata semplicemente chiesta l’adesione alla proposta Wind, sempre respinta. Poi l’avvocato Voltan aveva inviato a Wind disdetta «scrivendo» si legge nella sentenza del tribunale, «di non aver mai richiesto l’attivazione di alcun servizio... A seguito di tale contestazione, Wind aveva risposto di aver provveduto a disattivare il collegamento alla rete Infostrada, impegnandosi a rimborsare le spese di riallaccio a Telecom, così significando che nessun contratto in effetti poteva ritenersi concluso» conclude la sentenza d’appello che riconosce il danno patito «essendo il telefono e l’utilizzo del web strumenti indispensabili per l’attività di un avvocato». Non solo: «L’improvvisa e duratura impossibilità per i clienti di contattare telefonicamente o per posta elettronica i ricorrenti (i legali dello studio), ha determinato un pregiudizio all’immagine professionale degli stessi... che hanno dovuto per tutto il tempo in cui è perdurato il disservizio ricorrere ad altri strumenti di comunicazione, sopportandone il costo».

Call center in agguato, e non sono gli unici. Negli ultimi mesi girano per la città operatori che fingono di lavorare in nome e per conto di imprese di servizi elettrici o di comunicazioni, quelle più diffuse, chiedono di poter visionare la bolletta con la scusa di proporre tariffe più convenienti, poi “rubano” il codice cliente e, qualche giorno più tardi, l’utente si ritrova passato a un’altra società di servizi. A sua totale insaputa.

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