Legambiente analizza il Brenta: fiume in salute, ma serve più tutela per l’ecosistema

Operazione Fiumi fa tappa a Limena e monitora 6 punti nel corso d’acqua: bene gli aspetti di depurazione, preoccupa lo stato morfologico

Sopralluogo di Legambiente lungo il Brenta per l'Operazione Fiumi
Sopralluogo di Legambiente lungo il Brenta per l'Operazione Fiumi

Seconda tappa oggi a Limena (PD) sul fiume Brenta per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0, con il patrocinio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada Srl.

I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al batterio Escherichia coli - i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS.

La qualità dei fiumi

I primi dati disponibili dai campionamenti effettuati dai volontari di Legambiente nelle scorse settimane sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali.

Per la tappa di Limena il fiume messo sotto la lente di ingrandimento da Legambiente è il Brenta, monitorato in 6 punti, oltre al canale Brentella, con un singolo punto a Padova. Entrambi i corsi d’acqua nelle edizioni passate di Operazione Fiumi non hanno mai presentato criticità sul fronte depurativo. Per quanto riguarda gli escherichia coli i campioni prelevati sono risultati in tutti i casi non solo sotto il valore di 5000 (MPN/100ml), limite consigliato allo scarico, ma anche di 1000 (MPN/100ml), valore entro il cui si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo. Anche il canale Brentella presenta quantitativi di batteri fecali entro i limiti.

Legambiente sul Brenta: fiume pulito ma aspettiamo a vedere i Pfas

La qualità microbiologica del fiume resta dunque nella norma, giudizio confermato anche dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale che ha condotto il monitoraggio in 9 stazioni lungo il bacino idrografico del Brenta. Riguardo lo stato chimico del bacino idrografico del Brenta, che Arpav definisce “buono”, desta preoccupazione la concentrazione media annua di PFOS in alcuni punti, derivanti sia da scarico di depuratore sia in connessione con la contaminazione da PFAS delle acque superficiali e delle falde acquifere interessanti territori delle province di Vicenza, Verona e Padova. (si veda scheda allegata).

Ma è lo stato di salute dal punto di vista morfologico a sollevare più perplessità per l’associazione ambientalista visto che i monitoraggi condotti negli anni da Arpav, hanno evidenziato in prevalenza, condizioni inferiori a Buono.

Scheda: cos’è l’Operazione Fiumi

I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al famigerato batterio Escherichia coli - i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS. Il glifosate è un erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura e del quale Ispra ha già rilevato la presenza di concentrazioni importanti nelle acque superficiali del nostro Paese. Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi e impiegati su vasta scala ad esempio in tessuti, tappeti, pelli, schiume antincendio, contenitori per alimenti e detersivi.

Oggi queste sostanze sono conosciute specialmente in Veneto per la contaminazione ambientale che hanno prodotto negli anni e per la loro tendenza ad accumularsi nell’ambiente ed persistere anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove, come anche di recente confermato da autorevoli approfondimenti scientifici, risultano essere tossici ad alte concentrazioni provocando patologie e decessi prematuri.

Fiumi padovani sorvegliati speciali

Le indagini microbiologiche delle acque si sono svolte nel mese di maggio: in totale sono 114 i campioni raccolti lungo i principali corsi d’acqua della regione e consegnati ai laboratori di Arpav. Con la ricerca di questi inquinanti Legambiente intende monitorare la presenza di eventuali criticità. I risultati dell’indagine chimica saranno presentati a fine anno con il report conclusivo della Campagna. La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione

La prossima tappa della campagna Operazione Fiumi sarà sabato 8 giugno a Padova, in Golena San Massimo, dove verranno presentati i risultati del fiume Bacchiglione e del canale Piovego. Nel corso della mattinata sarà possibile scoprire l’area golenale grazie ad una visita guidata a cura degli Amissi del Piovego.

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