«L’ex Centrale del Latte è un giaciglio per sbandati»

CHIESANUOVA. Da anni l’ex Centrale del Latte di Padova, che si trovava in via Pioveghetto all’incrocio con via Naccari, tra corso Australia e via Cave, è diventata un covo di sbandati e un discarica...
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - STABILIMENTO ALA ABBANDONATO
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CHIESANUOVA. Da anni l’ex Centrale del Latte di Padova, che si trovava in via Pioveghetto all’incrocio con via Naccari, tra corso Australia e via Cave, è diventata un covo di sbandati e un discarica a cielo aperto. Ogni tanto sul posto, chiamati dai residenti, arrivano anche i vigili, come, ad esempio, ieri intorno alle 9, ma i blitz anche delle altre forze dell’ordine, sino ad oggi, non sono serviti a niente. «Lì vicino abita mio figlio». racconta un signore. «Passo spesso davanti a quello che resta della Centrale del Latte Zignago. Un degrado incredibile. In alcune occasioni ho visto e sentito varie persone che litigavano all’interno. È mai possibile che nessuno faccia niente per eliminare una schifezza di cemento simile?».


L’ex Centrale del Latte di Padova, dove lavoravano 41 dipendenti e dove gli allevatori, quasi tutti dell’Alta, conferivano 450 quintali di latte al giorno, è stata chiusa il primo febbraio 2006. L’accordo sindacale finale, con due anni di cassa integrazione straordinaria, fu firmato dall’assessore provinciale di allora, Roberto Tosetto e dai sindacati di categoria. Aperta 60 anni fa, fu di proprietà della Parmalat e, prima ancora, del Gruppo Cirio, ai tempi di Sergio Cragnotti. Dopo il crac Parmalat, i tre fabbricati di via Pioveghetto (16.500 metri cubi) sono stati acquistati da Progetto Veneto srl, una società con sede a Scafati, il paese di 50.000 abitanti in provincia di Salerno, il cui consiglio comunale è stato sciolto dal Ministro dell’Interno otto mesi fa per sospette connivenze con la camorra. È la stessa società che, pochi anni fa, dopo la nascita di un comitato locale edanche con un intervento della Procura della Repubblica, ha provveduto ad asportare, in collaborazione con il Comune, il cemento-amianto che c’era sui tetti e che, successivamente, ha presentato a Palazzo Moroni un progetto edilizio per costruire, su tutta l’area interessata, cinque palazzine per un totale di 35 appartamenti di lusso. Correva l’anno 2013.


Felice Paduano


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