L’ex scuola Bragni infiamma il confronto fra i sei candidati

L’ultimo confronto pubblico tra i sei candidati a sindaco è stato molto partecipato: la serata, promossa dall’associazione Progetto per Cadoneghe, ha riempito il palazzetto Olof Palme, gremito da oltre trecento spettatori. Come nei giorni scorsi aveva infiammato il dibattito sui social, così venerdì sera ad accendere gli animi è stato specialmente il confronto sulla questione dell’ex scuola di Bragni.
EX SCUOLA DI BRAGNI
Il Comune ha riottenuto la proprietà dell’immobile, che dieci anni fa aveva venduto per 300 mila euro a un’impresa edile. Un funzionario (chissà perché) aveva restituito il denaro, scambiandolo con garanzie fideiussorie, rivelatesi carta straccia nel momento in cui la ditta è fallita e l’assicurazione si è trasferita all’estero. Dopo una lunga battaglia legale, l’edificio è tornato di proprietà comunale, ma ormai è diventato un rudere. «È una vicenda sfortunata e un errore ci sta» ha dichiarato Virginia Garato, «comunque è tornato di proprietà comunale. Spero di vederci all’interno dei servizi dedicati alle donne, dal sostegno alla gravidanza e maternità al supporto contro la violenza». Molto più veemente la risposta di Giuseppe La Rosa: «Oltre 30mila euro di spese legali non mi pare un errore, bensì inettitudine. Che fine hanno fatto quei soldi? Adesso che è in possesso del Comune, penserei di trasformarla in un museo della storia contadina di Cadoneghe, in continuità con il parco del Tergola». Non meno acceso l’intervento di Nicola Longo: «Non è sfortuna, ma solo incompetenza. Grazie a un esposto presentato da alcuni consiglieri di minoranza, compreso il M5S, la Corte dei conti aveva chiesto di prendere provvedimenti verso il funzionario, che è stato invece spostato. La scuola di Bragni deve tornare ai giovani, che ci chiedono aule moderne in cui studiare e per fare musica e una sala per incontrarsi». Roberto Mairo propenderebbe per lasciare il passato alle spalle e guardare al futuro, con una progettazione partecipata «magari da destinare ad attività che coinvolgano giovani e anziani». Marco Schiesaro punta sui fondi europei dedicati allo sviluppo rurale per ristrutturare l’edificio «che potrebbe ospitare ditte di giovani e microimprese femminili, ad affitti bassi, e spazi per le associazioni». «I responsabili sono stati perseguiti e stiamo ricevendo, anche se lentamente, il denaro» annuncia il sindaco uscente, Michele Schiavo. «Mancano ancora 12 mila euro circa. Cosa farci all’interno? Un’idea c’è già, ma chiederemmo un parere ai cittadini attraverso il bilancio partecipato».
EX GROSOLI
Vicino all’ex scuola di via Marconi, giace immobile la vasta area dell’ex macello Grosoli, di proprietà del Gruppo Alì. Il quale da un paio d’anni ha chiesto di modificare il progetto originario (non più conveniente). Ma la definizione del nuovo progetto è in discussione. «Sarà importante l’atteggiamento con cui si andrà a trattare con il privato» sostiene Mairo, «magari puntando su poche richieste, ma di grande importanza pubblica, come il collegamento verde tra Mejaniga e Bragni». «È il simbolo dell’immobilismo di questa giunta. Ma deve rimanere inalterato il beneficio che ne avranno i cittadini, dicendo no a centri commerciali» è stato il commento di Schiesaro. «La Grosoli ha spaccato la maggioranza e di tutto quello che privato e Comune hanno deciso né cittadini né consiglieri comunali hanno mai saputo nulla. Auspichiamo non venga edificata una piazza che resti morta, buia e isolata come piazza del Sindacato» le parole di Longo. «La lista civica per Cadoneghe si è spaccata dal Pd, ma in ogni caso dal 2015 il privato non aveva presentato alcun progetto. Abbiamo lavorato a un’idea da proporre ad Alì per rendere attrattiva l’area» dichiara Virginia Garato. «Gli impegni vanno onorati. Negli anni si è ipotizzato di inserirvi un auditorium o una casa per anziani, mentre ora si parla solo di superfici commerciali e parcheggi. Deve essere il centro della vita del paese, non una desolazione» la posizione di La Rosa. «La proposta di Alì arriverà a giugno. Il progetto non va rifatto, altrimenti dovremmo escutere le polizze fideiussorie e fare noi i lavori pubblici previsti ed io non intendo farlo» comunica Schiavo. ––
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